Ma la riforma della giustizia, quella storica sulla separazione delle carriere promessa dal centrodestra, che fine ha fatto? Carlo Nordio nega che sia chiusa in un cassetto, messa da parte per far galoppare l'altra costituzionale, sul premierato, e annuncia che sarà presentata all'inizio del 2024, visto che questo governo ha «l'ambizione» di durare 5 anni. L'ex pm, garantista sfegatato, autore da 25 anni di articoli e libri sulla necessità di distinguere le strade di pm e giudici, quello che diventato ministro della Giustizia annunciò in Parlamento le dimissioni se non gli avessero fatto fare «quella» riforma, ora appare un po' esitante, meno battagliero di una volta.
A Stresa, per il Forum della Fondazione Iniziativa Europa, viene messo sotto accusa da Goffredo Buccini del Corriere della Sera, che gli ricorda come sia stato in quest'anno impegnato su provvedimenti minori mentre dell'intervento di sistema non si sente più parlare. Lui replica che l'«unico motivo» per cui ha accettato di fare il ministro è realizzare la riforma della giustizia, che il premierato non la «ucciderà» ma «la posticiperà». E difende le altre riforme definite «epocali»: l'abolizione dell'abuso d'ufficio, la custodia cautelare, le intercettazioni, l'informazione di garanzia. «Sono soddisfatto di come stiamo andando nel cronoprogramma e già abbiamo ridotto del 15-20% gli arretrati».
Manca il clou, certo, la riforma bandiera per la quale Nordio ha anche promosso con altri un referendum. «Il nostro obiettivo - spiega - è realizzare compiutamente il processo accusatorio attraverso la separazione delle carriere, pur salvaguardando il principio non negoziabile dell'assoluta indipendenza del pm, che non dev'essere sottoposto al potere esecutivo». Il modello è britannico più che statunitense. Nordio sottolinea che il governo Meloni ha «la forza, la volontà e i numeri per fare le riforme» e anche nelle opposizioni qualcuno che «ci sprona».
Sugli attacchi degli ex colleghi, per ultimo Nicola Gratteri, minimizza. «Chiedere ai pm - dice il ministro - se sono favorevoli alla separazione delle carriere è come chiedere al tacchino di prepararsi al pranzo di Natale e invece gli avvocati diranno che senza la separazione delle carriere resteremmo nel Medioevo della giustizia. Nessuna amarezza sul fuoco di sbarramento, ampiamente previsto». Per superare critiche ideologiche, Nordio ricorda che «il processo accusatorio è stato voluto da un ministro della giustizia, Vassalli, medaglia d'argento della Resistenza, che non poteva di certo essere accusato di rigurgiti reazionari o neofascisti». Sull'immunità parlamentare, invece, il Guardasigilli mette una pietra tombale. «Non parliamone più, non si dica che sono favorevole alla reintroduzione». E ricorda gli attacchi «l'unica volta che mi sono sognato di dire che non era stata inserita da un bandito, ma da Togliatti, da De Gasperi, da Nenni, da Terracini, da Saragat, dai padri costituenti come prerogativa delle persone, anche se poi ne è stato fatto un uso e abuso improprio».
Infine, Nordio risponde sull'accordo Italia-Albania sui migranti. «Si tratta del mantenimento della giurisdizione italiana su un territorio straniero, attraverso un accordo internazionale». Quale sia poi il giudice naturale italiano è tutto da vedere.
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