Nordio, per Fi una riforma "timida"

Parte in salita l'iter del ddl. "Aventino" dem contro Delmastro

Nordio, per Fi una riforma "timida"
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Non sarà facile il cammino al Senato della legge con cui il ministro Carlo Nordio intende mettere mano ad una serie di storture della giustizia. Le barricate annunciate dall'Associazione nazionale magistrati rischiano di essere il problema minore, anche perché ieri il ministro in una intervista ha fatto sapere nuovamente alle toghe che il loro potere di veto appartiene ormai al passato. A rendere accidentato il percorso del «pacchetto» (chiamarlo riforma sarebbe esagerato) c'è il fatto che dovrà fare i conti non solo con l'opposizione dei 5 Stelle ma anche con chi nello schieramento garantista lo considera troppo timido, poco incisivo. E il fatto che Matteo Renzi abbia annunciato che parteciperà di persona ai lavori della commissione, prendendo provvisoriamente il posto di Ivan Scalfarotto, preannuncia una certa vivacità dei lavori.

Che si possa e si debba mettere mano al testo elaborato dal Guardasigilli lo sostiene d'altronde anche Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione: «Poiché ci troviamo davanti non a un decreto ma a un disegno di legge governativo lo spazio per emendamenti in grado di migliorarne il testo va usato pienamente. Un tema importante è quello delle intercettazioni, il testo attuale interviene solo sul tema della loro pubblicabilità ma non restringe in nulla l'utilizzo di questo strumento da parte delle Procure. Invece è necessario limitare gli eccessi. Quindi noi andremo sicuramente a presentare un emendamento che limiti soprattutto le intercettazioni più intrusive, i captatori informatici meglio noti come trojan».

Insomma, se nella sua intervista Nordio invitava la politica a riprendere i suoi spazi («la colpa della politica è stata inchinarsi alla magistratura») verrà accontentato: ma questo porterà il suo pacchetto a non essere approvato a scatola chiusa e i tempi ad allungarsi parecchio. Anche perché agli aggiustamenti voluti da settori della maggioranza si aggiungerà l'ostruzionismo annunciato dai 5 Stelle. Che ieri per bocca dell'ex procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho, oggi senatore grillino, sono tornati a polemizzare per le «veline anonime» diffuse dal governo sulle inchieste a carico del ministro Daniela Santanché e del sottosegretario Andrea Delmastro, in particolare quella in cui «fonti di Palazzo Chigi» si chiedevano «se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione». Cafiero chiede che la premier venga in aula alla Camera e «dica se è lei la responsabile di quelle parole».

A rasserenare il clima non contribuisce il mini-Aventino deciso dal Partito democratico contro Delmastro.

Dal sottosegretario indagato per la fuga di notizie sul caso Cospito il Pd pretende non le dimissioni ma un atto di contrizione: «È da mesi che gli chiediamo di scusarsi. Non chiediamo nient'altro». Delmastro non li ha accontentati. Così ieri appena il sottosegretario si è presentato nell'aula della Commissione Giustizia della Camera i dem se ne sono andati.

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