In via di Campo Marzio 46, nella sede del Movimento 5 stelle, a Roma, sono ore frenetiche. Calde. Nonostante l'aria condizionata accesa, impostata a 25 gradi, si suda. Si scrive e si suda, mentre qualcuno pensa alla cena. Sul tavolo dell'ufficio comunicazione di Giuseppe Conte la bozza di una lunga nota riservata, custodita gelosamente da pochi. Un ultimatum al governo guidato da Mario Draghi o un addio.
Questo dipenderà tutto da come andrà il tanto atteso faccia a faccia di domani tra Conte e Draghi che vivono un rapporto sempre più difficile, ruvido. Le battaglie politiche sono solo il sottofondo di una storia inclinata fin dall'inizio. Da quel passaggio della campanella che, l'avvocato del popolo, non ha mai digerito. Gli uomini fidati del capo politico del Movimento ci lavorano da giorni, notti. Come giovedì, quando a mezzanotte e mezza le luci della sede erano ancora accese. «Dobbiamo cercare di capire cosa succederà lunedì», dicono.
Giuseppe Conte è lì, seduto. È preoccupato per la situazione. Riflette, la giacca è appoggiata con cura sullo schienale della sedia. Ascolta. A parlare è Rocco Casalino, cerca di convincerlo a lasciare la maggioranza al più presto, il rapporto con il Presidente del Consiglio è ormai irrecuperabile. «Fuori da qua non devi pensare che la gente si strappa le vesti» se cade il governo. E Rocco rincara la dose «non è il governo più amato dagli italiani!». Conte ci pensa, il deputato Riccardo Ricciardi annuisce. Lui, come molti altri parlamentari, è pronto a lasciare. «Non bisogna guardare il proprio ombelico» aggiunge Rocco. Maria Chiara Ricchiuti, dello staff della comunicazione è presente. Sono loro a limare gli ultimi passaggi, a «sistemarla», quella nota, dopo la stesura di un gruppetto di sei, forse sette parlamentari. Paola Taverna è di passaggio, come Vittoria Baldino.
Sono in pochi a sapere della bozza che, dopo l'incontro con Draghi, all'ordine di Casalino, verrà pubblicata. Se tutto andrà liscio e Conte crederà alla buona fede di Draghi la nota si trasformerà in un post sui social. «Il lavoro non verrà perso», assicurano. Una cronistoria degli ultimi mesi, un testo dove si mettono in chiaro i punti fermi del Movimento.
Mentre gli altri ragionano su quali parole usare c'è chi scende a ritirare il sushi ordinato da Daruma, un ristorante romano alle spalle del Parlamento, a pochi metri dalla sede grillina. Nulla è deciso, la bozza resta aperta a nuove modifiche. Sperando che non venga macchiata dalla salsa di soia.
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