Nuovo affondo social di Chiara Ferragni: il suo "modello Sanremo" per aiutare la sinistra

L'influencer prosegue la sua battaglia social a sostegno dei partiti di centrosinistra e contro i "bigotti" Salvini, Meloni e Berlusconi: "Non votate chi non estende i diritti". Lo schema che propone è lo stesso che aiutò Fedez al Festival

Nuovo affondo social di Chiara Ferragni: il suo "modello Sanremo" per aiutare la sinistra

Chiara Ferragni continua la sua battaglia politica a sostegno, indiretto ma per niente velato, alla sinistra. A pochi giorni dal voto, l'influencer torna a postare messaggi di carattere ideologico dopo l'invito a "farsi sentire" (contro il centrodestra) di una settimana fa.

I contorni dell'idea creata dalla Ferragni di "politica smaltata" si basano principalmente su un tema: i diritti. Del resto, bisogna sempre ricordare che la sua "discesa in campo" venne auspicata due anni fa dall'allora premier Giuseppe Conte per "aiutarlo" a convincere i giovani ad indossare la mascherina, e che proprio per via della conformazione del suo target da oltre 20 milioni di follower i suoi post devono per logica basarsi sull'alto tasso di emotività.

Così, dall'ottobre 2020 ad oggi il suo profilo si è prestato, di tanto in tanto, a vari stress test elettorali per capire la capacità penetrativa dei suoi messaggi, il livello di interazioni e, soprattutto, l'impatto pratico dei suoi "suggerimenti".

Se il supporto incondizionato al ddl Zan è fallito per via del fatto che a doversi esprimere sulla legge era chiamato il Parlamento, c'è stato un altro momento in cui la Ferragni ha messo in campo le sue doti da influencer: Sanremo. Quella che sarà la prossima conduttrice del festival, nell'edizione 2021 si rese protagonista di un imponente endorsement social nei confronti di suo marito Fedez e della cantante Francesca Michielin. Una ventina di stories, di cui alcune con il figlio Leone tanto per aumentare l'engagement, in cui chiedeva ai suoi seguaci di votare per la canzone del consorte, influenzando il televoto e facendo balzare il brano "Chiamami per nome" al terzo e immeritato posto.

L'appello sui diritti

Ecco, il più plastico esempio della capacità penetrativa dei messaggi social della Ferragni fu quello. Ora lo stesso schema l'influencer lo vorrebbe riproporre col voto politico che, per molti suoi utenti, non avrà certo valore intrinseco superiore rispetto al televoto di Sanremo. Quindi ecco l'invenzione: utilizzare il pretesto del "coinvolgimento" dei cittadini nei processi elettorali per provare, contestualmente, ad attirare solo coloro che voteranno come dice lei. Sempre parlando alla pancia dei follower manipolando i concetti di "giusto" e "sbagliato" connessi ai diritti civili.

Il suo ultimo acuto social recita: "Tanti diritti di cui oggi godiamo non sono un dono, ma una conquista. E per quanto ci sembrino ovvi e scontati, possono essere messi in discussione, minacciati, ridotti, cancellati in qualsiasi momento. Il voto è uno dei pochi strumenti di cui disponiamo per proteggerli, per crearne di nuovi, per estenderli a chi oggi se li vede negati. E per decidere in che direzione debba andare il nostro Paese: se in avanti o indietro di decenni".

Un messaggio che sembra confezionato per i Baci Perugina ma che in modo cristallino provvede a dividere il campo tra il "bene", chi si impegna per introdurre nuovi diritti qualsiasi essi siano, e il "male", chi cioè volendo vederci chiaro sarebbe a priori un retrogrado bigotto.

Una volta preparato il campo, la Ferragni specifica ancora meglio: "Il diritto delle donne all'aborto, il diritto delle persone Lgbt a non essere picchiate, insultate, discriminate per il proprio orientamento sessuale, il diritto dei giovani a decidere della propria vita, il diritto di un bambino a sentirsi parte di questo Paese anche se figlio di stranieri, sono ragioni per le quali vale votare". Votare per la sinistra, ovviamente. Ma la Ferragni va oltre. Furbescamente, per non essere tacciata di appartenenza partitica che, comunque, andrebbe a creare fratture in una platea così variegata, l'influencer si smarca dalle etichette e si affida al populismo: "Anche se non ci sentiamo perfettamente rappresentati, anche se siamo delusi, sta a noi scegliere se proteggere ed estendere quei diritti, o abbandonarli nelle mani di chi vuole ostacolarli. È una nostra responsabilità".

Quindi, la classe dirigente attuale non è da prendere come esempio, pur essendo da 10 anni dominata dai partiti che, sulla carta, vorrebbero attuare ciò che lei propone. Ma comunque, meglio votare per loro che non votare: "Astenersi significa solo delegare ad altri ciò che sta a noi decidere", dice.

La novella Tocqueville non lo specifica ma lo facciamo noi: intende dire che, astenendosi, sondaggi alla mano, si permetterà a Meloni, Salvini e Berlusconi di vincere. Quindi bisogna partecipare alla vita democratica del Paese, ma solo per impedirglielo.

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