Nuovo incarico per mister Mascherina: gestirà il tesoro delle donazioni

Il commissario straordinario, Domenico Arcuri, si occuperà della gestione dei fondi donati dagli italiani nei mesi di Covid. Una montagna di soldi

Nuovo incarico per mister Mascherina: gestirà il tesoro delle donazioni

Non bastavano i fallimenti messi in fila questi mesi. Il commissario straordinario, Domenico Arcuri (conosciuto anche come "mister Mascherina"), si occuperà anche delle donazioni pervenute alla protezione civile per l’emergenza Covid. Ed è una novità. Già, perché quella manciata di soldi (che poi manciata non sono dato che ammontano a quasi 200 milioni di euro), saranno gestiti proprio da lui.

Il decreto Cura Italia assegna al commissario straordinario per l’emergenza anche la definizione delle "modalità di acquisizione e di utilizzazione dei fondi". Norma che autorizza l’apertura dei conti solidali e consegnando di fatto ad Arcuri le chiavi del caveau delle donazioni. Secondo fonti interne della protezione civile, il 99% delle mascherine e degli altri dispositivi acquistati con le donazioni sono passati per le mani del commissario.

Per spiegare bene la situazione, occorre tornare ai mesi della grande infezione. Con l’ordinanza della protezione civile numero 639 del 25 febbraio si autorizza il dipartimento a ricevere risorse finanziare derivanti da donazioni e altri atti di liberalità sull’apposito conto di tesoreria. Il resto lo fa il governo con il decreto Cura Italia: "L’esecutivo in relazione alle molteplici manifestazione di solidarietà pervenute dà il via libera all’apertura di uno o più conti correnti bancari dedicati in via esclusiva alla raccolta e utilizzo delle donazioni liberali di somme finalizzate a far fronte all’emergenza epidemiologica del virus Covid-19".

I conti sono due. Il primo è necessario a finanziare le famiglie colpite dal virus. Come funziona il meccanismo è presto detto. Questo fondo, secondo quanto ricostruito da La Verità, stabilisce i criteri per l’individuazione dei beneficiari, le modalità di distribuzione delle somme raccolte, fissando l’importo massimo erogabile in 55mila euro a nucleo familiare e comunque nel limite di 15mila per ogni componente, 25mila euro in caso di famiglia mononucleare. Le famiglie potranno fare richiesta del contributo economico entro la fine dell’emergenza. E un’apposita commissione si occuperà di valutare le istanze presentate.

Il secondo conto, quello più sostanzioso, risulta dedicato all’acquisto dei dispositivi anti Covid. Sono stati spesi 15.403.650 euro per ventilatori, 128.684.180 euro per dpi (tra i quali le mascherine) e 4.960.913 per spese di trasporto, per un totale di 149.048.743 euro. I soldi non sono spesi tutti. Mancano all’appello 19.405.417 euro. E l’importo residuo è ancora depositato sul conto corrente. Alla faccia di chi ha bisogno di aiuto e non ha ancora ricevuto risorse.

Non risulta chiaro come questi soldi siano stati spesi.

La protezione civile fa sapere soltanto, interpellata sempre da La Verità, che "grazie alle donazioni degli italiani sono stati acquistati circa 110 milioni di mascherine, 4.501.100 kit tamponi, 1.589 ventilatori, 163.000 camici, 400 flussimetri e 6 impianti per la produzione di mascherine", senza specificare prezzi di acquisto o fornitori.

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