Acque sempre più agitate a cinque giorni dall'estensione dell'obbligo di green pass ai luoghi di lavoro pubblici e privati. Con i governatori leghisti che si accodano al leader Matteo Salvini chiedendo di riorganizzare il sistema di rilascio delle certificazioni e di allungarne la validità. Altrimenti, nelle imprese, sarà il caos. Si stima, infatti, che oltre il 15-20 per cento dei dipendenti non sia ancora immunizzato. E molte aziende hanno segnalato criticità nell'applicazione delle nuove norme.
Dal 15 ottobre non sarà più possibile lavorare senza essere stati vaccinati, guariti dal Covid o risultati negativi ad un tampone. Ma è proprio di questa terza via per ottenere il certificato verde, tra l'altro già bocciata dagli esperti in passato, che si continua a discutere alla vigilia dell'entrata in vigore dell'obbligo. Il decreto deve essere ancora convertito in legge, fino al 15 ottobre in Senato c'è tempo per presentare emendamenti, prima che passi alla Camera. Dunque c'è spazio per eventuali cambiamenti. Le Regioni di centrodestra chiedono dei «ritocchi» in corso d'opera, che dovrebbero essere discussi mercoledì in Conferenza delle Regioni, per andare incontro a chi dovrà fare i test per lavorare. Sulla stessa linea di Salvini, che è tornato a sollecitare un intervento urgente del governo. «Allungare la durata minima del green pass da 48 a 72 ore è possibile, anzi doveroso e previsto dall'Europa. Evitare caos, blocchi e licenziamenti il 15 ottobre è fondamentale», scrive su Twitter il leader della Lega. Allarme condiviso dal presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che in un'intervista alla Stampa ha espresso le sue preoccupazioni per le criticità legate ai tamponi da eseguire e ai relativi controlli, con il rischio di penalizzare le aziende. Anche per Fedriga i tempi da validità dei test vanno rivisti e le aziende devono avere la possibilità di organizzarsi in autonomia per eseguirli. Sulla stessa linea il governatore del Veneto, Luca Zaia, che dalle pagine di Repubblica chiede all'esecutivo di autorizzare i test fai da te nelle aziende, con la sorveglianza delle imprese, ritenendo impossibile per la Regione offrire a tutti i non vaccinati un tampone ogni 48 ore.
La sortita di Salvini e dei due presidenti di Regione non piace però agli altri partiti di maggioranza, Pd e Forza Italia, che invitano il Carroccio a non innescare una nuova polemica. Per Anna Maria Bernini, presidente dei senatori azzurri, il governo dovrebbe valutare molto seriamente l'opportunità di introdurre l'obbligo vaccinale per non compromettere la salute pubblica e la ripresa economica. «Gli imprenditori giustamente temono di veder ridotta la produttività delle aziende, i sindacati lo scontro fra lavoratori vaccinati e no vax», dice.
L'avvicinarsi dell'obbligo manda infatti in fibrillazione anche i sindacati, molto critici nei confronti del green pass sul posto di lavoro. Domani è stato proclamato uno sciopero generale da Cobas, Usb e da tutte le sigle di base, nelle maggiori città italiane, anche per dire no alla sospensione del reddito per chi è privo della certificazione. In agitazione anche i sindacati di polizia, in pressing affinché venga allungata la validità del certificato. «Così come evidenziato dalle Regioni e da molti imprenditori, qualora la durata del green pass in seguito al tampone non venisse estesa, rischieremmo la paralisi del Paese dal punto di vista del controllo del territorio e della tutela delle nostre città», afferma Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, chiedendo al governo di estendere almeno a 96 ore la durata del pass. Il Mosap, invece, vorrebbe che i tamponi per gli agenti non immunizzati fossero gratuiti, oltre all'estensione della validità del certificato verde oltre le 72 ore, per evitare problemi nel controllo del territorio. «Non si può costringere un collega di fatto libero o meno di vaccinarsi, a sobbarcarsi le spese dei tamponi, pena sospensione dello stipendio. I lavoratori non si ricattano», dice Fabio Conestà, segretario generale del Movimento sindacale autonomo di polizia.
Nessuna autocertificazione, infine, sarà valida in sostituzione del green pass negli uffici pubblici.
La notizia, circolata ieri, è priva di fondamento. Ed è una bufala anche l'autocertificazione sostitutiva che circola sul web: il green pass si legge solo con una app in grado di scansionare il Qr-code presente su ogni certificato. Tutto il resto sono fake news.
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