L'Italia è il secondo Paese in Europa, dopo i Paesi Bassi, con le accise più alte sulla benzina. Il primo se guardiamo al gasolio.
E anche se i rincari sono generalizzati in tutta Europa per ora resta per esempio nel confronto con Germania, Francia e Spagna ancora il Paese più caro anche alla pompa, quindi considerando il prezzo finale. A ballare in media sono circa 20 centesimi al litro sia per la benzina, sia per il gasolio. Forse poco per una famiglia. Ma il discorso cambia per gli autotrasportatori e categorie a rischio come i tassisti. Per un serbatoio da 500 litri sono 100 euro in più di gasolio a Milano piuttosto che a Parigi o Berlino. Tuttavia, anche all'estero i rincari non mancano e i dati sono in continua evoluzione. Ecco perché il confronto delle accise è quello più aggiornato e omogeneo.
Se si escludono i Paesi Bassi, Facile.it spiega che le accise sulla benzina in Italia sono le più alte d'Europa: 0,73 euro per ogni litro di benzina. Si tratta di poco meno del 50% del prezzo finale, ma se si aggiunge l'Iva (22%), si arriva ad oltre la metà del costo alla pompa. Seguono nella classifica Finlandia e Grecia (0,70 euro ogni litro); Francia(0,68 euro al litro) e Germania (0,65 euro).
Per quanto riguarda il diesel, invece, il nostro Paese è quello con le tasse più alte; si parla di 0,62 euro per ogni litro fatto. Sul secondo e terzo gradino del podio Belgio (0,60 euro al litro) e Francia (0,59 euro). Sia per la benzina, sia per il diesel, è la Bulgaria ad avere le tasse più basse: 0,36 euro e 0,33 per ogni litro, circa la metà di quanto rilevato in Italia.
Ma cosa sono queste accise esattamente? A comporre questi 0,73 centesimi, infatti, ci sono voci specifiche alcune della quali risalgono agli anni 50. Tra le tante accise in vigore, ben 19, troviamo 0,00723 euro per il finanziamento della crisi di Suez del 1956; 0,00516 euro per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963; 0,00516 euro per la ricostruzione dopo l'alluvione di Firenze del 1966; 0,005 euro per l'acquisto di autobus ecologici nel 2005; 0,0051 euro per far fronte al terremoto dell'Aquila del 2009; 0,0071 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011; 0,04 euro per far fronte all'arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011; 0,00516 euro per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968; 0,0511 euro per il terremoto del Friuli del 1976; 0,0387 euro per il terremoto dell'Irpinia del 1980; 0,114 euro per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996; 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004; 0,0089 euro per far fronte all'alluvione che ha colpito Liguria e Toscana nel 2011; 0,082 euro per il decreto Salva Italia del 2011; 0,02 euro per la ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012.
Una serie di costi ai quali si somma l'Iva in percentuale (22%) - e quindi in ascesa con i prezzi - che oggi con la benzina e il gasolio ampiamente sopra i 2 euro (ieri si è toccata in modalità servito 2,3 euro) stanno mettendo in ginocchio il settore dell'auotrasporto. Basti pensare che un anno fa la spesa carburante di un autotrasportatore per percorrere Torino-Palermo andata e ritorno spendeva 1.037 euro e oggi ne spende 1.433: 400 euro in più. Non se la passano bene nemmeno i tassisti che per fare in un anno 28.300 km spendevano 2.040 euro e oggi ne spendono 2.844: +800 euro.
Per questo ieri, Forza Italia ha chiesto al governo un taglio immediato delle accise applicando il meccanismo previsto dalla legge Finanziaria 2008.
«Una soluzione che non comporta riduzioni di gettito per la finanza pubblica e che dovrebbe portare ad una riduzione delle accise di circa 20 centesimi per litro» scrive in una nota Mauro D'Attis, deputato di Forza Italia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.