È la rottura di un idillio o qualcosa di molto simile: sembrava esistere una linea condivisa tra l'ex premier Giuseppe Conte ed il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio. Ma i fatti delle ultime ore consigliano una revisione, almeno momentanea, della narrativa sul rapporto tra i due.
Questa mattina, l'ex premier giallorossoci ha tenuto a smentire - come riportato dall'Ansa - alcune frasi che gli sono state attribuite dal quotidiano diretto dal giornalista torinese:"In merito ad alcuni virgolettati che oggi vengono attribuiti a Giuseppe Conte, si precisa che Conte non ha rilasciato interviste, nè dichiarazioni, nè virgolettati", si legge nella nota. Un avvenimento insolito, soprattutto considerato il pregresso della strategia politico-comunicativa, che sembrava combaciare.
I virgolettati in questione sono quelli in cui Conte pareva inoltrare una specie di ultimatum al governo presieduto da Mario Draghi. In questi giorni, infatti, si sta discutendo della riforma sulla Giustizia. L'ex giallorosso sembrava pronto alla levata di scudi in favore dei "valori" grillini. Quali siano questi valori rimane un mistero, data la natura ondivaga dei posizionamenti politici di Conte, che è stato alleato con quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento, svolgendo prima la funzione di sintesi "populista", per poi trasformarsi in un campione del progressimo al fianco dell'ex segretario del Pd Nicola Zingaretti, ma non è questo il punto. In questa fase si è parlato pure della possibilità che i grillini sfilassero i loro ministri dall'esecutivo in caso di mancato accoglimento delle loro proposte sulla Giustizia.
Il titolo mattutino de Il Fatto Quotidiano lasciava poco spazio ad intepretazioni: "Conte: o si cambia o leviamo la fiducia", hanno potuto leggere i lettori. Ma Conte, come premesso, ha negato di aver pronunciato frasi. Esistono spinte - questo è un fatto noto - che vorrebbero l'ex presidente del Consiglio ed i suoi fuori dal governo di Mario Draghi. C'è, nel MoVimento 5 Stelle e negli ambienti limitrofi, chi confida che l'avvocato originario di Volturara Appula si sganci dall'intesa su cui si fonda l'esecutivo di unità nazionale, magari per costituire una formazione di sinistra o per riportare il MoVimento 5 Stelle ai tempi del "Vaffa".
Conte, polemizzando sul progetto Draghi-Cartabia, sembrava aver intrapreso quella strada. Ma gli avvenimenti di oggi possono suggerire come Conte non sia pronto ad un vero e proprio strappo. Oppure, in misura banale, come Conte non voglia proprio imboccare il percorso che conduce all'opposizione. Difficile comprendere se i " contiani doc", cui l'articolo del quotidiano si riferisce, abbiano tentato la fuga in avanti o se Conte, dinanzi all'imminenza di una scelta così drastica, abbia preferito una marcia indietro. Siamo comunque al cortocircuito che può compromettere quella che, sino alla mattinata di oggi, appariva come una fondata e ricambiata simpatia reciproca.
Marco Travaglio ha preso le parti dell'ex premier in più circostanze. Per avere un'idea di quanto questa prossimità fosse evidente, basta l'anticipazione di "I segreti del Conticidio", il libro tramite cui il direttore de Il Fatto Quotidiano ricostruisce la "cacciata" dell'avvocato, che era stato scelto in primis dai grillini per guidare il Belpaese:"Giuseppe Conte - si legge - inizia a scavarsi la fossa, ovviamente a sua insaputa, nella notte fra il 20 e il 21 luglio 2020, quando porta a casa il più grande successo della sua carriera politica: i 209 miliardi di euro del Recovery Fund. Da quel momento, nei circoli che contano dell'eterna Italia lobbista, affarista e tangentista, la parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti: ora che arrivano tutti quei miliardi, mica li faremo gestire a chi non prende ordini da noi...". Insomma, è difficile sostenere che Travaglio sia stato un oppositore di Giuseppe Conte sin dalla comparsa dell'avvocato sulla scena.
Pure Andrea Scanzi ha commentato la smentita di Conte via social, dicendo la sua sull'accaduto sua pagina Facebook: "Stavo per scrivere: “Era l’ora!”. Poi però leggo che Casalino smentisce questo virgolettato pubblicato stamani dal Fatto Quotidiano. Mah". Delusione, quindi, per una delle firme di punta del quotidiano diretto da Travaglio. Scanzi non era il solo a sperare che Conte fosse vicino ai saluti con il governo Draghi.
Nella "guerra" tra il fondatore Beppe Grillo e l'ex premier, poi, il direttore de Il Fatto Quotidiano sembrava aver preso di nuovo le parti di Giuseppe Conte. È un momento delicato per i pentastellati: dalla diatriba Conte-Grillo verrà fuori, con ogni probabilità, la nuova natura identitaria del MoVimento 5 Stelle, che può divenire governista, per paradosso, seguendo le ultime indicazioni del fondatore, o virare sullo "sfascismo", inseguendo Conte e la sua volontà di non cedere centimetri sulla Giustizia. Sempre che quella volontà esista. Perché tutta questa vicenda dei virgolettati potrebbe nascondere un cedimento di certe ragioni.
Qualcuno, dall'interno del MoVimento o dal contorno, potrebbe aver lanciato il suo "grido di speranza", affinché l'ex premier conduca il grillismo al di fuori del governo presieduto da Mario Draghi.
E l'indisponibilità di Conte a strappi plateali potrebbe aver spiazzato più di qualcuno. Magari gli stessi "consiglieri" che, spingendo all'epoca Conte tra le braccia dei "responsabili", potrebbero aver contribuito allo schianto che ora viene chiamato "Conticidio".
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