Ora i 5s contano meno. Posti al governo a rischio

La "supernova" è esplosa. Ricciardi: "Due anime? Ne abbiamo almeno tre". La lega esulta "L'ago della bilancia adesso s'è spostao al centrodestra".

Ora i 5s contano meno. Posti al governo a rischio

L' unico che aveva capito per tempo che sarebbe finita male è stato Beppe Grillo, che conosce bene i suoi polli. Già quando gli avevano prospettato l'idea di sottoporre alla piattaforma Rousseau il governo Draghi, l'«Elevato» aveva inventato l'acronimo S.P.Q.G., parafrasando quello di Asterix sui romani: Sono Pazzi Questi Grillini. Poi, le vicende di ieri: dal voto contrario di 15 senatori e l'assenza di altri 8, alla lettera con cui Davide Casaleggio spiegava che il reggente Crimi non poteva più prendere decisioni, alle espulsioni immediate dei vari Morra e Lezzi, hanno precipitato il Garante in una condizione sospesa tra l'ira e lo scoramento contro Casaleggio, il reggente e i ribelli. A Crimi che l'altro ieri sera gli ha telefonato per essere legittimato contro l'erede della piattaforma Rousseau, Grillo ha risposto: «Ma che volete ancora da me? Lasciatemi in pace!». Poi ieri, a mente fredda, ha espresso con qualcuno che ha udienza presso di lui, un giudizio severo su tutti i suoi: «Sono atteggiamenti sbagliati: è come se avessimo dimenticato in che condizioni versa il Paese!».
La «supernova» cinquestelle è esplosa. Anche la vecchia guardia è perplessa. Nessuno è più sicuro del proprio futuro, nessuno sa chi occuperà gli ultimi ruoli di governo a disposizione del movimento: «Non sappiamo che succede sentenzia il viceministro dimissionario dell'Economia, Stefano Buffagni siamo come i Balcani». La presidente della Commissione bicamerale d'inchiesta sulle banche, Carla Ruocco, che per ovvi motivi avrà molto a che fare con Draghi, è senza parole: «Non hanno cervello né quelli del reggente, né i rivoltosi. Mia madre dice sempre che i panni sporchi non si mettono in piazza per non aumentare più problemi. Invece questi Eppoi avete sentito gli interventi? Non puoi parlare a quel tipo di personaggi che fanno parte del nuovo governo così. In certi ambienti il linguaggio è importante. Semmai poni dei temi. Critica, ad esempio, il fatto che Draghi ha concesso poco al Sud. Io sono di Napoli e mi ha colpito Ci ha trattato come se fossimo ancora quelli del mandolino. Mancava solo la pizza».
La verità è che l'esplosione della supernova grillina ha dato vita a tante asteroidi. Al Senato i rivoltosi hanno i numeri per fare un gruppo parlamentare autonomo, alla Camera poco ci manca se si contano le astensioni. Sono convinti pure di avere a disposizione un simbolo, quello dell'Italia dei Valori. Solo che prima di uscire vogliono tentare di dare la scalata al movimento nel nuovo direttorio. «A me Casaleggio confida Elio Lannutti mi ha detto che i poteri del reggente Crimi sono cessati alle 13,30 di mercoledì. Per cui le espulsioni non sono valide. Daremo battaglia dentro. Se ci danno torto è pronto il gruppo». Il problema è che i rivoltosi sono solo la punta dell'iceberg di un'insofferenza legata anche alla paura per il futuro. Luca Carabetta sente puzza di scissione. La verità è che c'è un impazzimento generale, siamo alla politica bipolare. «Dite che ci sono due anime nel movimento? Ma sono almeno tre», spiega Ricardo Ricciardi. Cristian Romaniello è ancora più netto: «Le anime sono solo tre perché non ce ne possono essere di più su Draghi: Si, No e Astensione». Mentre dalle parti di Di Maio c'è anche chi festeggia. «C'è ancora tanta zavorra», sbotta Gianfranco Di Sarno. Gli altri soci della maggioranza extralarge di Draghi sono attoniti, o divertiti. «È un gran guaio», ha spiegato ai suoi Zingaretti. Rischia di saltare la strategia del «perimetro giallorosso», frutto delle menti eccelse del vertice del Pd, che dovrebbe condizionare l'esecutivo: il risultato del voto al Senato, infatti, ha fatto spostare sensibilmente a destra il baricentro della maggioranza del governo di Salvezza Nazionale. «Ora i ribelli hanno i numeri per fare il gruppo è stata la prima constatazione a cui si è lasciato andare a caldo Matteo Renzi, dopo il voto al Senato -: è una tragedia per i 5stelle e non solo». I leghisti, invece, hanno interpretato l'esplosione della «supernova» grillina come la conferma che la linea di entrare del governo Draghi ha pagato. «L'ago della bilancia della maggioranza è stata la congettura a cui si è lasciato andare Edoardo Rixi si è spostato a destra. E questo avrà conseguenze anche nella nomina dei sottosegretari: meno pesi, meno incarichi hai. Se la Meloni fosse stata più sveglia, avremmo fatto filotto: il governo Draghi sarebbe stato un governo di centro-destra con un premier scelto dal Presidente».
Appunto, l'esplosione grillina ha convinto anche chi dentro il Carroccio ha criticato la scelta di Salvini. «Meglio di così non poteva andare è l'analisi dell'ex viceministro del governo gialloverde, Dario Galli-: Conte e Casalino fuori dalle palle! Una soddisfazione impagabile! I grillini sono scoppiati. Il Pd sta facendo una figura di merda». Discorso simile fa il ministro del Turismo di oggi, Massimo Garvaglia. «In un anno e mezzo confida la Lega sarà legittimata a livello internazionale senza far niente. E anche se nascesse un nuovo Centro con chi potrebbe dialogare se non con noi: quelli sono matti! I grillini sono scoppiati. L'intergruppo del centrodestra? E perché dovremmo farlo!».
L'esplosione di una supernova nell'universo può causare un'emissione di radiazioni superiore a quella di un'intera galassia. L'esplosione 5stelle può avere le stesse conseguenze nella nostra geografia politica. Ad esempio, in vista delle grandi manovre per il Quirinale, le altre forze politiche, per aumentare il proprio peso nella trattativa, saranno sicuramente tentate dalla caccia al grillino. Le radiazioni, invece, non investiranno il governo. Ieri la replica del premier alla Camera è stata cadenzata dagli applausi ad ogni frase.

Sembrava di rivedere il popolo romano che applaudiva Nerone nella celeberrima scena comica interpretata da Petrolini: in alcuni momenti siamo arrivati al punto che le acclamazioni partivano ancor prima che l'Imperatore, pardon Draghi, pronunciasse parola.

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