Ostaggi morti, ira Netanyahu. Ma è rivolta contro il premier

Sei ragazzi uccisi nei tunnel da Hamas. Bibi: "Chi ammazza non vuole accordi". Familiari e opposizioni: "Colpa sua". Oggi sarà sciopero generale

Ostaggi morti, ira Netanyahu. Ma è rivolta contro il premier
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Li hanno uccisi con colpi alla testa poco prima che venissero trovati dai soldati israeliani e liberati. Sei ostaggi sono stati recuperati alcuni giorni fa in un tunnel a Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. Dalle autopsie, ha spiegato una fonte militare citata da Haaretz, non c'è dubbio su quale sia la causa del loro decesso. Le condizioni fisiche dei rapiti sebbene fossero fragili, non indicavano sofferenze per deperimento o fame e pertanto sarebbero sopravvissuti se i miliziani di Hamas non gli avessero sparato. Carmel Gat, Eden Yerushalmi, Hersh Goldberg-Polin, Alex Lobanov, Almog Sarusi e il sergente Ori Danino erano stati catturati il 7 ottobre. Tre di loro erano nella lista «umanitaria» dei prigionieri e dovevano essere rilasciati nella prima fase della proposta di accordo.

Il portavoce dell'esercito Daniel Hagari ha precisato che da una valutazione iniziale sembra che siano stati «brutalmente ammazzati dai terroristi di Hamas poco prima che li raggiungessimo». Un alto funzionario del gruppo islamista, Izzat al-Rishq, ha insistito sul fatto che Israele fosse responsabile della loro morte, poiché si è rifiutato di firmare un'intesa.

Grande è l'indignazione in queste ore nello Stato ebraico. Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha indetto uno sciopero generale per protestare contro la mancanza di un patto per la liberazione dei restanti sequestrati puntando il dito contro il governo. Anche Benjamin Netanyahu è intervenuto e ha avuto parole di fuoco per Hamas: «Dico ai terroristi che hanno ucciso i nostri rapiti e dico ai loro leader: non staremo fermi e non staremo in silenzio. Perseguiremo voi, vi prenderemo e regoleremo i conti. Stiamo combattendo su tutti i fronti contro un nemico crudele che vuole assassinarci tutti. Ha assassinato tre poliziotti a Hebron. Mia moglie e io inviamo le nostre più sentite condoglianze alle loro famiglie». E poi ha tuonato: «Chiunque uccida gli ostaggi, non vuole un accordo».

Due delle famiglie dei 6 sequestrati morti hanno rifiutato la telefonata di condoglianze di Netanyahu. Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha esortato il premier a concludere l'intesa con Hamas per riportare a casa i rapiti rimasti a Gaza. «È troppo tardi per quelli assassinati a sangue freddo», ha twittato, ma «chi resta prigioniero di Hamas deve essere rimpatriato». «Il gabinetto politico e di sicurezza deve riunirsi immediatamente e annullare la decisione presa giovedì», ha aggiunto, riferendosi alla volontà di insistere nel mantenere le truppe nel cosiddetto corridoio Filadelfia. Ieri sera una grande manifestazione era prevista davanti al ministero della Difesa a Tel Aviv insieme a proteste in altre città e località del Paese.

Anche dal leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid ci sono state forti accuse: «Erano vivi. Netanyahu e il gabinetto della morte hanno deciso di non salvarli. Ci sono ancora ostaggi vivi, si può ancora fare un accordo. Netanyahu non lo sta facendo per ragioni politiche», ha sostenuto Lapid, e ha aggiunto che il primo ministro sta dando priorità alla conservazione «della coalizione con i ministri di estrema destra Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir rispetto alle vite dei nostri figli». Lo stesso Ben Gvir ha però usato parole altrettanto dure: «Chi critica il governo di Israele fa eco alla propaganda di Hamas», ha sottolineato. Mentre il presidente dello Stato ebraico Isaac Herzog si è soffermato sul dolore di queste ore: «Il cuore di un'intera nazione è stato fatto a pezzi. A nome dello Stato di Israele, abbraccio le famiglie con tutto il cuore e mi scuso per non essere riuscito a riportarli a casa sani e salvi», ha concluso.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha scritto invece su X: «Non dimenticherò mai il mio incontro nell'ottobre scorso con i genitori di Hersh Goldberg-Polin e altre famiglie di ostaggi. Le tragiche notizie sono un promemoria della necessità del rilascio incondizionato di tutti i rapiti e della fine dell'incubo della guerra a Gaza».

Nel frattempo, dopo la conferma della morte di Goldberg-Polin, che oltre ad avere passaporto israeliano era anche cittadino americano, pure il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha fatto sapere di essere «devastato e indignato», aggiungendo che «i terroristi la pagheranno».

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