
Morto un Papa se ne commemora un altro, non tanto quello che era (il capo dei cattolici) ma quello che portava acqua alle più varie battaglie: che sono, data l'onniscienza papale, praticamente tutte. Era anche un leader morale e sociale il cui operato ha avuto un impatto su temi di giustizia e solidarietà, certo, ovvio, un leader che ha trasceso i confini religiosi e ha influenzato il dibattito anche laico: ergo, nella sua asciuttezza, è normale questa uscita della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: «Ha ispirato milioni di persone, ben oltre la Chiesa cattolica». Sintetica. Ci sta. Nella sua genericità ci sta pure questa dichiarazione di un musulmano come Abdel Fattah al-Sisi, presidente dell'Egitto: «Era una voce di pace, amore e compassione». Poi, però, si passa alle cose di casa nostra, e tra una scontatezza e l'altra c'è anche da divertirsi: si fa per dire. Ma c'è gente che ha fatto l'epitaffio di Papa Francesco come se fosse stato un militante con la tessera in tasca, e per vincere facile si comincia col grillino itinerante Alessandro Di Battista, che su Facebook l'ha messa così: chi pure consacrerà Francesco saranno «gli stessi che l'hanno del tutto ignorato, considerato pari a zero quando ha osato scagliarsi contro l'industria delle armi, quando ha rotto il velo dell'ipocrisia parlando della genesi della guerra in Ucraina e delle responsabilità della Nato e quando ha urlato la sua indignazione per il genocidio in corso in Palestina». Sì, e allora? Sarebbe come dire che ora Di Battista consacra il capo di una monarchia che discriminava le donne: un Papa può essere moltissime cose, ascoltare un suo messaggio non significa non recepirlo o doverlo condividere in toto, lasciandosi folgorare. Ma Di Battista è tranchant: «Quelli che ora lo incensano, da Meloni a Tajani, l'hanno ignorato quando ha denunciato l'orrore in corso a poche centinaia di km di distanza da Roma. Ipocriti, mercanti del tempio! Francesco è stato un uomo di pace». Il che però non significa che srotolasse striscioni con la tiktoker Rita De Crescenzo, come invece sembra dire Di Battista, e non da solo. E d'accordo, poi, che il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte è un cattolico: ma anche lui ha messo subito in primo piano l'espressione chiave del suo core-businnes: «Le sue ostinate parole di pace, dialogo e solidarietà sono e resteranno una guida». Pace. La pace. Riposi in pace. L'ha detto anche il segretario di Alleanza Verdi e Sinistra, Nicola Fratoianni, un superlaico: Papa Francesco era «uomo di pace e di giustizia. Non ha mai smesso di ricordarci quanto sia preziosa la pace e quanto sia importante salvare il pianeta dalla devastazione ambientale». Ah già, l'ambiente. L'ha detto anche Elly Schlein, segretaria del Partito democratico: «Il Papa che ha lottato per la giustizia sociale e la tutela del nostro pianeta. Il suo messaggio potente di pace, fraternità e solidarietà rimarrà un segno indelebile». Pace. Solidarietà. Il Pianeta. E liberazione dei detenuti: «Tanti sono stati gli appelli di Papa Francesco, ribadito da ultimo anche in occasione dello scorso venerdì Santo, per atti di clemenza e di amnistia», ha osservato il radicale Maurizio Turco, che ha ricordato anche «la consuetudine del Regno Pontificio e dello Stato italiano, fino almeno a dopo la morte di Papa Paolo VI, di concedere amnistia almeno a ogni morte di papa».
A ogni morte di papa: come dargli torto? E come dar torto alla Cgil e al suo segretario Maurizio Landini, che ha citato la sua «vicinanza alle persone più in difficoltà, di chi per vivere ha bisogno di lavorare»? Persino Gianfranco Pagliarulo dell'Anpi ha ritenuto di non farci mancare la sua voce: «Ci ha lasciato con le sue parole di ieri, evocando la pace e condannando il riarmo». Pace. Ambiente. Lavoro. Amnistia. Senza contare che Francesco era un assiduo consumatore di gelato, in particolare del gusto dulce de leche: nessuna associazione di categoria ha però fatto dichiarazioni.
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