Pensavano fosse una promessa invece era un gioco di parole. Ancora delusi gli imprenditori dopo l'ennesima rassicurazione del presidente dell'Inps caduta nel vuoto. L'istituto stesso tre giorni fa ha stimato in 420mila i lavoratori che non hanno ancora percepito nulla della cassa integrazione di marzo e aprile. «Entro questa settimana sono sicuro che azzereremo tutto», ha garantito Pasquale Tridico il 10 giugno.
Una promessa impegnativa che si rivela essere una furbata dialettica. In una parola, un bluff, tanto che ieri l'Inps non ha comunicato i dati. «Non so cosa intendesse il professor Tridico -spiega Vincenzo Silvestri, consigliere dell'Ordine dei consulenti del lavoro- se si riferisce ai casi per i quali l'ente ha tutte le informazioni, è auspicabile che vengano finalmente pagati. Il problema è che ci sono centinaia di migliaia di casi ancora bloccati».
Un esempio, numeroso, sono i dipendenti delle micro aziende artigiane per le quali l'erogazione avviene attraverso l'Fsba, fondo solidale di categoria, il quale ha esaurito la dotazione e attende da tempo il finanziamento pubblico. Ci sono poi gli errori di procedura, stimabili in circa centomila. «Nella sola Sicilia 5.000 aziende sono in questa condizione -spiega Silvestri- il ministro Catalfo ha promesso un decreto per riaprire i termini delle domande, ma di certo finora questi lavoratori non hanno ricevuto nulla». Qui il problema è legato soprattutto alla tempistica del decreto Rilancio. «Doveva essere decreto aprile -ricorda Silvestri- ma è arrivato il 18 maggio. Solo che il calendario era rimasto immutato, come se fosse stato approvato in aprile. Per cui alcune aziende hanno scoperto il 18 maggio che entro il 31 dovevano presentare la domanda. Quindici giorni per una procedura complicatissima: molti hanno inviato per errore la domanda alle Regioni invece che all'Inps o viceversa. E questo perché si è scelto di applicare il criterio ordinario a una fase eccezionale».
Dunque le colpe sono equamente divise tra Inps e governo, cui si sono aggiunti ritardi di alcune Regioni. Del resto solo con il decreto Rilancio il governo ha realizzato che bisognava eliminare il passaggio delle domande per gli uffici regionali puntualmente ingolfati. «Purtroppo è stata una profezia facile, non avendo scelto una via diretta che evitasse di passare per gli uffici regionali», conclude amaro il commercialista Gianluca Timpone, che a marzo, proprio al Giornale aveva pronosticato fine giugno come data utile per l'arrivo degli assegni.
Ma quel che tutti gli imprenditori rimproverano a Tridico è di averli, letteralmente, presi in giro. «Pagare entro la settimana? -tuona Paolo Campinoti presidente di Confindustria Toscana Sud- le ennesime false notizie da parte del Presidente dell'Inps Tridico». Campinoti, pur trovandosi in una Regione che, come ha spiegato ieri l'assessore al Lavoro Cristina Grieco, sta tenendo il passo nelle comunicazioni all'Inps, conferma che «gli unici dipendenti che a oggi hanno sicuramente riscosso la cassa integrazione sono quelli ai quali è stata anticipata dalle aziende per le quale lavorano. Questi sono gli imprenditori italiani, altro che i pigri opportunisti descritti da Tridico».
E pensare che proprio l'Inps conferma: metà degli 8 milioni di aventi diritto alla Cig l'ha ricevuto solo grazie all'anticipo dal datore di lavoro. «Ho chiesto la Cig per i miei 68 dipendenti per marzo e aprile -racconta Enrico Maragno, titolare della Comunicazione Servizi di Roma, una società di manutenzione di immobili- gliel'ho anticipata io e dall'Inps non mi è arrivato un euro.
Soldi che ora sarebbero preziosi per la sopravvivenza dell'azienda, visto che non è arrivato nemmeno il prestito garantito dallo Stato. All'inizio avevo creduto in questo governo. Ma ho capito che fanno solo chiacchiere e slogan».
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