Il bambino che non avrà più di dieci anni sventola la bandiera palestinese e indossa una maglietta bianca che va di moda con stampato un mitra sulla schiena. Il corteo di protesta per gli ultimi morti in combattimento con gli israeliani sfila ad Abu Dis, un passo dal muro di separazione con Gerusalemme presidiato dai soldati con la stella di Davide. «In un sondaggio nelle scuole, fra gli adolescenti, abbiamo scoperto che la stragrande maggioranza vuole diventare un leone, un combattente della resistenza palestinese e soprattutto un ingegnere dei razzi di Hamas», rivela la responsabile di una ong locale, che per sicurezza ci prega di non scrivere il suo nome.
I territori palestinesi in Cisgiordania vivono in un clima di alta tensione dopo l'attacco a Gaza. E attorno al campo a Betlemme, oramai diventato quartiere, campeggiano una serie di scritte con lo spray in italiano a cominciare da «Palestina libera» per poi continuare con slogan firmati dalla A dell'anarchia.
L'ingresso del campo Aida, sorto nel 1951, è sovrastato da un'enorme chiave delle serrature di una volta, che simboleggia la volontà di tornare a casa nei territori considerati occupati da Israele. Un manifesto in italiano, che attira l'attenzione, raffigura un miliziano palestinese accovacciato con l'arma in pugno. E sopra c'è scritto: «Resistenza senza compromesso fino al ritorno». All'esterno, con lo spray rosso, il primo slogan è «Palestina libera». La firma è una stella a cinque punte e «Napoli». Il capoluogo partenopeo è una delle roccaforti delle proteste filo-palestinesi in Italia. Ieri un gruppo studenti ha occupato l'università Orientale esponendo dal balcone uno striscione a sostegno della Palestina «fino alla vittoria».
La lunga sequenza di scritte continua, ma con lo spray nero. «No al sionismo, libertà a tutti i prigionieri» si riferisce sicuramente ai detenuti palestinesi in Israele, ma probabilmente anche agli antagonisti sotto processo o dietro le sbarre in Italia.
Il simbolo anarchico firma altri slogan come «qui ed ora è un qualsiasi luogo, in un qualsiasi momento, solidarietà con chi si ribella». E spuntano pure quattro nomi, Claudio, Nicco, Mattia e Chiara che saranno venuti dall'Italia a portare solidarietà ai palestinesi. E ancora gli anarchici nostrani scrivono sul muro vicino al campo-quartiere: «Le vostre prigioni non fermeranno la solidarietà internazionale».
Oltre ai filo-palestinesi di Napoli devono avere visitato questi territorio i militanti torinesi del centro sociale Askatasuna. Nel capoluogo piemontese sono sfilati dal 14 ottobre alcuni cortei anti-israeliani per chiedere un cessate il fuoco a Gaza.
La scritta più grande è la famosa «Restiamo umani», il moto di Vittorio Arrigoni l'attivista italiano con la pipa che viveva a Gaza per aiutare la causa palestinese. Purtroppo nel 2011 è stato rapito e ucciso da una cellula jihadista nella striscia.
Nei campi trasformati in quartieri dei palestinesi campeggia anche la foto di Hugo Chavez il defunto caudillo di sinistra venezuelano. A Betlemme sono forti le fazioni della sinistra palestinese, alcune nella lista nera delle organizzazioni terroristiche, come il Fronte popolare per la liberazione della Palestina.
I responsabili, con i capelli bianchi e parecchi anni di carcere sulle spalle, confermano «Gli ottimi rapporti con l'Italia e alcune organizzazioni che sposano la nostra causa. Abbiamo visto le manifestazioni nelle grandi città del vostro paese contro il governo che è dalla parte degli occupanti», ovvero Israele.
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