Per il Papa servizio è fare pulizia. "Anche se qualcuno può scivolare..."

Francesco condanna "la religiosità di facciata" e "la scelta della menzogna". E spiega che "mettere in ordine" è dovere di Chiesa

Per il Papa servizio è fare pulizia. "Anche se qualcuno può scivolare..."

Le parole di Papa Francesco pesano come un macigno all'indomani dell'«affaire Becciu». Dal Vaticano, oltre alle tre righe di bollettino con cui sono state annunciate le dimissioni da prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e la rinuncia al cardinalato, nulla è stato aggiunto: nessuno intende parlare, tutti attendono notizie più chiare e precise sulla vicenda che ha scosso le sacre stanze.

In molti attendevano con ansia un pronunciamento di Bergoglio sul suo fidato collaboratore, poi silurato. E così al primo appuntamento pubblico del Pontefice, la messa con la Gendarmeria vaticana celebrata sabato pomeriggio, ma il cui testo dell'omelia è stato diffuso ieri mattina le parole di Bergoglio sono state analizzate attentamente. «A volte qualcuno può scivolare un po', ma nella vita chi non scivola? Tutti! Ma ci alziamo ha ammonito Francesco - Non ho fatto bene, ma adesso». Parole pronunciate a braccio da Jorge Mario Bergoglio che non cita mai espressamente il suo ex collaboratore.

Il Papa pesa ciascuna parola. Sa che ogni sua affermazione può essere ricondotta alla vicenda del porporato «dimesso». Il pensiero, tuttavia, va inevitabilmente all'inchiesta sull'immobile di Londra. E al cardinale Becciu. «Riprendere sempre questo cammino per la conversione della gente e anche per la propria conversione. Nel servizio ha sottolineato il Papa - mai si sbaglia, perché servizio è amore, è carità, è vicinanza. Il servizio è la strada che ha scelto Dio in Gesù Cristo per perdonarci, per convertirci». E ancora, il Pontefice argentino ha evidenziato come «mettere ordine» faccia parte «di un servizio, è un modo di percorrere la strada della conversione». Quasi a dire che la sua opera di pulizia e trasparenza all'interno della Curia si inserisce in questa pratica di servizio necessaria per convertire la chiesa stessa.

All'Angelus di ieri mattina, Bergoglio si è soffermato anche sul concetto di obbedienza che «non consiste nel dire sì o no, ma nell'agire, nel coltivare la vigna, nel realizzare il Regno di Dio». E ha condannato la «religiosità di facciata», intesa come «pratica esteriore e abitudinaria, che non incide sulla vita e sugli atteggiamenti delle persone». Chissà se anche in questo caso il Papa pensava al cardinale Becciu, quando commentava la parola del giorno. «Gli esponenti di questa religiosità di facciata, che Gesù disapprova, sono 'i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, i quali, secondo l'ammonizione del Signore, nel Regno di Dio saranno sorpassati dai pubblicani e dalle prostitute. Questa affermazione ha avvertito però il Papa - non deve indurre a pensare che fanno bene quanti non seguono i comandamenti di Dio e la morale, e dicono: Tanto, quelli che vanno in Chiesa sono peggio di noi.

Gesù non addita i pubblicani e le prostitute come modelli di vita, ma come privilegiati della Grazia, che Dio offre a chiunque si apre e si converte a Lui. Infatti queste persone, ascoltando la sua predicazione, si sono pentite e hanno cambiato vita».

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