«Disse il prete: fa quello che ti dico ma non fare quello che faccio io». Il proverbio calza alla perfezione, come un abito sartoriale, al numero uno della Cgil Maurizio Landini. C'è un paradosso che sta venendo fuori e che investe il capo dell'organizzazione sindacale rossa. Lo scivolone è sulle pensioni, il terreno su cui Landini muove la guerra al premier Mario Draghi. Una storia che alimenta veleni e malumori nel sindacato. Landini si eleva a paladino dei giovani. Ma conserva da «pensionato» la poltrona di segretario generale della Cgil. Alla faccia dello slogan «spazio ai giovani». Proprio lui che, tre giorni fa, uscendo da Palazzo Chigi, dopo il tavolo con Draghi sulle pensioni, ha dichiarato: «La mia battaglia è per le nuove generazioni. Serve una pensione di garanzia per i giovani. Con un sistema così tra 40 anni i giovani non avranno una pensione pubblica». Battaglia che, però, sembra aver accantonato quando, due anni fa, è stato chiamato a guidare il sindacato rosso. Landini è un segretario in età pensionabile. Ma non molla la poltrona. E non lascia spazio a quei giovani che dichiara di voler difendere. Una bella contraddizione.
Landini è stato eletto segretario generale della Cgil, nel gennaio del 2019 all'assemblea di Bari. Quando, calcoli alla mano, avrebbe potuto già fare domanda di pensionamento e far spazio a forze fresche. Nulla da fare. Il segretario della Cgil, oggi, ha 60 anni; nel 2019 di anni ne aveva 58. In un'intervista al Fatto Quotidiano del 19 ottobre 2014 Landini dichiarava: «Sono andato a scuola fino a 16 anni. Dopo le medie, ho fatto due anni di geometra, poi dovevo iscrivermi al terzo anno ma sono andato a lavorare: in casa non c'erano più soldi. Studiare mi piaceva, sono sempre stato promosso. Ho iniziato come operaio nel 77 da un artigiano che faceva cancelli e finestre. Nel 78 sono andato a lavorare in una cooperativa metalmeccanica, a Cavriago». I conti sono semplici. A meno che non abbia lavorato come abusivo, dal 1977 fino al 2019 (anno di elezione al vertice della Cgil) Landini avrebbe maturato 42 anni di contributi. Nel 2019 i requisiti previsti dalla legge, 58 anni e 42 anni di contribuiti, avrebbero consentito al segretario Cgil di fare richiesta di pensionamento. Non l'ha fatta. È rimasto in aspettativa e al vertice del sindacato. Il mandato scadrà nel 2023. Rinnovabile per altri 4 anni. E così oggi il sindacato della Cgil si ritrova con un segretario in età pensionabile. Un leader che difende i lavoratori da pensionato. Chissà se Landini deciderà di cedere il passo a un giovane o rimanere in sella per altri 4 anni?
Certamente non si vive male con lo stipendio da leader del sindacato. Cifra svelata dallo stesso Landini al programma Otto e Mezzo nell'aprile del 2019. «Non ho nessun problema - dise - a rendere noto quanto prendo.
Essendo segretario generale dovrebbe essere circa 3.700 euro al mese netti. È lo stipendio più alto in assoluto. Io non ho mai preso uno stipendio di quel genere lì in tanti anni che lavoro». Si vive bene. La pensione può attendere.
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