"Caro Luigi Di Maio, metti la ratifica della mia espulsione su Rousseau. Mettila se hai coraggio. Paura, eh?". Gianluigi Paragone si sfoga nuovamente e sfida in maniera diretta e chiara il ministro degli Esteri. Nel corso di una diretta pubblicata sul proprio profilo Facebook, il senatore è tornato alla carica dopo l'espulsione dal gruppo del Movimento 5 Stelle per aver votato contro la legge di Bilancio e per essersi astenuto nel voto sulle dichiarazioni del premier. Il conduttore televisivo è sicuro: "Codice etico alla mano, io ho ragione".
Nell'articolo 3 vengono esposti gli obblighi per i portavoce eletti sotto il simbolo pentastellato: tra le varie regole si legge che si deve "votare la fiducia, ogni qualvolta ciò si renda necessario, ai governi presieduti da un presidente del Consiglio dei ministri espressione del Movimento 5 Stelle". Il giornalista ha fatto notare che però Giuseppe Conte non lo sarebbe in quanto - a suo giudizio - ha violato il programma giallo: "Lui stesso ha detto che è improprio definirlo del M5S. E poi un presidente del Consiglio espressione del Movimento 5 Stelle avrebbe detto 'no' al Tav, perché anche quello è un pezzo identitario del Movimento".
La lettera
Paragone ha mostrato la lettera ricevuta in cui viene informato che non potrà sedere più tra i banchi dei 5S in seguito all'espulsione. Si legge: "La informo che il capo politico del Movimento 5 Stelle mi ha chiesto di procedere alla sua espulsione in via diretta senza ratifica degli iscritti". Sì, perché effettivamente ci sarebbe la possibilità di far decidere agli iscritti sulla piattaforma Rousseau cosa ne pensano del caso in questione. Il senatore ha voluto sottolineare che al momento non ha avuto diritto a un giudice terzo: "Il collegio dei probiviri ha dentro la Dadone (un ministro). Inoltre il collegio di garanzia, ovvero l'appello a cui mi sono rivolto, ha dentro due viceministri (Crimi e Canelleri), quindi due membri del governo".
Il conduttore ha ribadito che l'accusa è quella di aver violato il codice etico rispetto al governo e dunque ha denunciato quello che potrebbe essere un conflitto di interessi: "Chiedo soltanto di essere giudicato da un giudice terzo, così entriamo nel merito. Non posso neanche avere la possibilità di un giudizio da parte degli iscritti. Perché? Perché Luigi Di Maio me lo nega".
E ha ironizzato dicendo che fa bene a porre il veto sull'eventuale voto su Rousseau: "Rischierebbe di far uscire la verità. E la verità, mi dispiace per lui, è che il suo è l'esercizio di un arbitrio. È lui che ha chiesto a probiviri di cacciarmi, perché ha paura che qualcuno gli continui a dire che c'è un programma elettorale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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