La Francia, sostenuta dalla Gran Bretagna, chiederà alle Nazioni Unite di intervenire per trasformare l'area dell'aeroporto di Kabul in una zona di sicurezza da cui sia possibile continuare a evacuare coloro che intendono lasciare l'Afghanistan. La proposta, che necessiterebbe quantomeno dell'indispensabile sostegno degli altri tre Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu (Stati Uniti, Cina e Russia), verrà presentata oggi nel corso della riunione straordinaria ristretta dei cinque cosiddetti Grandi indetta giovedì scorso dal segretario generale Antonio Guterres: una tappa importante dopo il G7 della scorsa settimana e in vista del prossimo G20 allargato che soprattutto per iniziativa del premier italiano Mario Draghi sarà dedicato al nodo afgano. Secondo il presidente francese Emmanuel Macron che ne ha anticipato i contenuti al Journal du Dimanche essa avrà lo scopo di organizzare operazioni umanitarie mirate per evacuazioni che non avranno luogo utilizzando l'aeroporto militare della capitale afgana.
Macron lancia dunque una sfida sia ai talebani sia a Pechino e Mosca, che a differenza delle potenze occidentali hanno scelto di continuare ad avere relazioni ufficiali con i nuovi padroni dell'Afghanistan, ponendosi così nella posizione di potenziali mediatori della comunità internazionale con essi, ma che difficilmente vorranno scontentarli. Esiste però e su questo punto l'intesa con Londra è completa anche una polemica dell'Eliseo nei confronti della Casa Bianca, che Macron accusa di aver malamente abbandonato gli afgani nel momento in cui l'agenda del presidente Biden ha spostato le sue priorità dall'Afghanistan e dall'Iraq al Sud-est asiatico: La Francia non intende abbandonare coloro che hanno combattuto al suo fianco, ha detto Macron, che con Johnson al G7 aveva invano tentato di convincere Biden a spostare in avanti la data del 31 agosto per la fine delle evacuazioni da Kabul.
Il presidente francese, chiarendo che l'auspicata safe zone a Kabul servirebbe a permettere l'espatrio a quegli afgani che ancora non hanno potuto imbarcarsi su un aereo diretto in Occidente, si è messo contro i dirigenti talebani che avevano detto che ai cittadini afgani non sarebbe più stato consentito di lasciare il proprio Paese. Ma per Parigi, un'intesa su questo punto dovrebbe invece rappresentare una precondizione per una futura relazione tra i Paesi occidentali e l'Afghanistan. Con questo tentativo di creare una cornice entro cui l'Onu potrà agire durante un'emergenza umanitaria Macron sfida dunque un po' tutti: mette alla prova le intenzioni dei talebani (e lo stesso vale per Londra che sia pure con qualche distinguo pare intenzionata a sostenere questa iniziativa all'Onu: proprio ieri il premier britannico Boris Johnson ha ribadito che i talebani verranno giudicati per quello che faranno e non per le loro promesse), si propone come alfiere dei valori occidentali al posto degli Stati Uniti e chiama entro oggi cinesi e russi a una difficile scelta.
I primi segnali che giungono da Kabul dopo l'annuncio dell'iniziativa francese sembrano almeno a parole incoraggianti: un centinaio di governi di tutto il mondo tra cui quelli francese, americano, britannico tedesco e italiano hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui confermano di aver ricevuto dai talebani l'assicurazione che l'espatrio dei cittadini afgani che
intendono farlo potrà avvenire in sicurezza oltre la data del 31 agosto, termine per il ritiro delle truppe internazionali. Ma un conto sono le parole e un conto i fatti, e questo sembra il senso dell'iniziativa francese all'Onu.
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