Chissà se l'osteria, invece di chiamarsi «I Santi», si fosse chiamata «I Diavoli» avrebbe ottenuto il permesso di mettere i tavoli sul sagrato della chiesa. Fatto sta che il parroco e il ristoratore hanno stretto una sacra alleanza che consentirà a tutti di tornare al piacere profano di pranzare o cenare in lieta compagnia nel rispetto della normativa anti-Covid.
Chiuso al pubblico da oltre un anno a causa dell'emergenza pandemica e privo, finora, di uno spazio all'aperto che consentisse la riaccensione dei fornelli, il titolare del ristorante «I Santi» di Mercogliano (Avellino) ha chiesto e ottenuto dal parroco di poter apparecchiare i tavoli nel giardino-sagrato della chiesa adiacente alla sua osteria: 60 coperti distanziati, con vista su cripta del '600 e la benedizione di San Francesco riprodotto in una maiolica all'ingresso. Accade nel borgo medievale di Capocastello e i protagonisti della storia rispondono ai nomi di don Vitaliano Della Sala (il parroco) che nel suo curriculm può vantare un «passato da prete no-global» ed Emilio Grieco (il ristoratore) proprietario appunto dell'osteria «I Santi».
La chiesa che fa da sfondo al ristorante è quella di San Francesco, da tempo chiusa al culto ma non sconsacrata: l'idea era di affidarla a un'associazione culturale per farne meta di turismo religioso, ma l'arrivo di quel satanasso del coronavirus ha bloccato ogni iniziativa. Risultato: il progetto è cambiato e don Vitaliano è stato ben felice di destinare lo spazio aperto davanti al tempio a una buona causa. «In un momento così difficile - spiega all'Ansa il parroco - ho pensato che i ristoratori sono tra quelli hanno pagato di più il prezzo della crisi e che io avevo quello spazio che poteva dare a uno di loro la possibilità di ripartire. E la solidarietà si pratica...». Per gli amanti dell'aneddotica ricordiamo che don Vitaliano Della Sala, nel 2000, fu sospeso a divinis, per aver attaccato l'allora Segretario di Stato cardinale Angelo Sodano al «World Gay Pride».
Nel 2019, tornò nella sua Irpinia ed ora è l'unico parroco della zona, nonché responsabile della mensa dei poveri della Caritas locale. Intanto i santi - quelli in paradiso, ma anche quelli sul sagrato - studiano il «gemellaggio». Da siglare a tavola, ovviamente.
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