Roma - Un giochino probabilmente troppo «furbetto» per funzionare. Il partitino self-made-man di Matteo Renzi pare afflosciarsi così com'era nato: un abbozzo d'idea, un dispetto all'oramai odiatissimo Pd («male ho fatto a non usare il lanciafiamme», una delle battute cult dell'ex segretario), la speculativa attenzione ai colonnelli di Forza Italia e, soprattutto, agli elettori di Berlusconi.
Ancora una volta, per Renzi, il calcolo miope che le nonne chiamavano «della ricottina». Pur avendo smentito le testuali parole confidate al presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, in un incontro di un paio di settimane fa a Bruxelles, l'ufficio stampa del Pd ha sottolineato curiosamente come Renzi sia in Cina e non abbia parlato con nessun cronista. Ma la confidenza in sé - «dicono che io voglia fare un partito con Berlusconi, ma è vero l'esatto contrario: io punto all'elettorato di Berlusconi e non solo a quello» - è il tipico rumor che passa di bocca in bocca nei corridoi, ed è assai plausibile che il cronista della Stampa l'abbia raccolto da ambienti di Bruxelles.
Ma il vero problema di Renzi è che il suo brand non tira e non accenna ad alcun miglioramento. Anzi, spesso viene considerato talmente «divisivo» da farne escludere qualsiasi possibile collaborazione. Dato evidente nei sondaggi, che hanno registrato solo all'inizio un 12% potenziale, fatto di curiosità e interesse, per poi scendere in meno di due settimane fino al 6,1% registrato dall'Ipsos. Percentuale ancora meno incoraggiante, in quanto dimostrava che il grosso dei voti renziani arriverebbe dai suoi nostalgici elettori del Pd, per circa il 3,4% (gli altri arriverebbero dal centrodestra). Un altro sondaggio, dell'istituto Noto, ha sottolineato come il 53% della base del Pd non voglia Renzi di nuovo alla guida del partito, ma neppure fuori dal partito. Anche se un simpatizzante piddino su tre lo ritiene ancora un «grosso problema». Ovviamente, se un giorno Renzi cambiasse di nuovo parere e il PdR prendesse vita, per il Nazareno sarebbe una bomba con reazioni a catena e la vanificazione delle sofferte primarie che muovono i primi passi. Tra i più interessati a tenere Renzi «incatenato» al Pd, il suo nuovo alleato, l'ex reggente Martina. Dopo aver incassato il «ticket» di Richetti e l'appoggio di buona parte dei renziani ragionevoli, non vuol sentir parlare di scontro tra renziani e antirenziani. Eppure i renziani si sentono in libera uscita, come dimostra anche l'adesione di Cristiana Alicata (ex renzianissima dirigente Pd, indicata dall'ex premier nel cda di Anas) a +Europa.
La realtà, probabilmente, sta solo in quello che ha detto Romano Prodi pochi giorni fa. «Credo debba decidersi: o sta fuori o dentro alla politica, non può stare in mezzo all'uscio». Anche perché,spesso, lì le porte ti stritolano.
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