Una cosa sono i titoli di certa stampa, un'altra le parole che il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha pronunciato realmente in occasione della presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin: «Abbiamo di fronte due strade: una concreta, ispirata ai valori costituzionali. L'altra ideologica: in genere i percorsi ideologici non mirano mai a risolvere i problemi ma ad affermare una personale visione del mondo. La visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato». Che tradotto vuol dire: possiamo risolvere il problema della violenza di genere solo a partire dalla realtà e non dall'ideologia, da quella verità impazzita che vorrebbe piegare il mondo ai propri desideri. E, proprio per rimanere sulla realtà, Valditara ha proseguito dicendo: «Ci sono ancora nel nostro Paese residui di machismo che vanno combattuti. Residui che si manifestano in tanti modi (...) Ci sono dei rischi nuovi, la diffusione ad esempio di pratiche che offendono la dignità della donna. Da questo punto di vista deve essere chiara a ogni nuovo venuto, a tutti coloro che vogliono vivere con noi, la portata della nostra Costituzione, che non ammette discriminazioni fondate sul sesso. Occorre non far finta di non vedere che l'incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale. Non si può accettare la cultura della violenza». Di nessuna violenza. Perché, ed è inutile negarlo, accade spesso che i migranti che arrivano in Italia hanno una concezione della donna che è molto diversa dalla nostra e che prevede la sottomissione di mogli e compagne. Il loro totale asservimento al maschio, che può decidere tutto di loro (perfino delle loro esistenze, come è successo a Saman Abbas, un femminicidio di cui la sinistra fatica a parlare). Alle parole di Valditara ha risposto con una storia Ig Elena, la sorella di Giulia. «Dico solo che forse, se invece di fare propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un ragazzo bianco, italiano e 'per bene', si ascoltasse non continuerebbero a morire centinaia donne nel nostro Paese ogni anno». Valditara è stato poi attaccato dalla sinistra. Il Pd ha parlato di «parole indegne», mentre Laura Boldrini ha preferito invece rispolverare il lessico del femminismo: «In perfetto stile mansplaining il ministro si è permesso di fare una lezioncina dimostrando di ignorare totalmente la complessità del fenomeno della violenza maschile sulle donne e negando la matrice patriarcale». Gino Cecchettin, il papà di Giulia, ha affermato: «Ci sono dei valori condivisi e altri su cui ragionare». Valditara è tornato sul tema dopo le polemiche: «Non si capisce perché la sinistra la butti sempre in rissa. Quanto al patriarcato, cioè ad una società fondata sul potere giuridicamente e gerarchicamente sovraordinato del padre, ribadisco che non esiste più.
Esiste il maschilismo contro cui si deve lottare mettendo al centro il valore di ogni persona. Quanto alla violenza sessuale, si combatte anche riducendo i fenomeni di marginalità e di devianza legati alla immigrazione clandestina».
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