Paul, il gol del tifoso che salva i profughi ucraini

Giocando col suo Everton segna un rigore alla Dinamo Kiev

Paul, il gol del tifoso che salva i profughi ucraini

Un gol agli ucraini di Kiev, quelli della Dinamo, la squadra dei reparti di polizia. Un gol su rigore senza che il portiere accennasse nemmeno a tentare la parata. Nessuna sfida, nessuna provocazione ma un segno di pace, di rispetto, di amore. Paul Stratton è l'eroe di Liverpool, il fab one della partita della pace, l'amichevole tra l'Everton e appunto la Dinamo di Kiev, la prima sul suolo britannico giocata dal club ucraino dopo il conflitto che ha interrotto la stagione. L'accordo prevede che i tifosi possano devolvere 1, 5 o 10 sterline a un fondo per il popolo ucraino. Stratton ha un fisico che segnala numerose pinte di bionde lager, i capelli sono una memoria antica, gli anni sono quarantaquattro ma la panza non c'entra, lui non è un calciatore della squadra di Frankie Lampard, Paul è un tifoso dei blues ma soprattutto è un volontario che ha deciso, era marzo, di non continuare a osservare da lontano la tragedia in Ucraina, sarebbe stato codardo e miserabile preferire un film su Netflix o un pacchetto di Pringles, dunque ha messo dentro una sacca qualche maglietta, un paio di mutande, lo spazzolino da denti, un piccolo quaderno con gli appunti sulle città e le zone più a rischio. Ed è partito. Si è fatto accompagnare da un interprete polacco e sfruttando una rete di ex colleghi della polizia e dell'esercito, con i quali ha lavorato a Liverpool, ha raggiunto Przemyl, in Polonia. Qui ha incominciato il suo vero, nuovo lavoro, ha aiutato i profughi di una guerra folle, qui ha cercato di portare una voce diversa, l'Inghilterra non è soltanto Brexit, c'è una parte del popolo che ha voglia di restare attaccata al resto dell'Europa, la guerra divide e unisce assieme, Stratton non sa che cosa significhi stare fuori dal vecchio continente, l'isola gli sta stretta anche se Liverpool e l'Everton sono i suoi piaceri esclusivi. La partita di venerdì è servita a lui e al club per ridare gioia ai tifosi e qualche ora diversa ai ragazzi della Dinamo allenati da Mircea Lucescu. Girano strane e maligne voci sul futuro dell'Everton, la squadra all'ombra dei giganti del Liverpool di Klopp. Il proprietario del club, Farhad Moshiri di origine iraniana e domiciliato a Montecarlo, ha detto che non intende vendere la società ma sta cercando investimenti per aiutare a finanziare il nuovo stadio da 500 milioni di sterline a Bramley-Moore Dock. Moshiri, che ha un patrimonio personale di oltre due miliardi di euro, è anche presidente e azionista di USM, un'azienda russa nel campo dei metalli e delle tecnologie. Da tempo i tifosi lo contestano, il bilancio del club devastato dalle operazioni sconsiderate della precedente gestione, è di nuovo sotto controllo e l'operazione Stratton ha restituito la serenità almeno per una sera di luglio. Moshiri ha teso la mano alla squadra di Kiev e non avrà ostacoli per il suo impegno con la società russa. L'Everton ha vinto ufficialmente 3 a 0, il quarto gol, quello di Stratton su rigore, non è registrato per regolamento, la burocrazia vince sempre la sua battaglia ignorante sull'intelligenza. Paul è entrato al posto di Delle Alli, indossando la maglietta numero 38.

Al Goodison Park di Liverpool ricorderanno questa sera di luglio, la gente di Kiev l'ha vista in diretta tivvù, era felice di avere perso, felice di avere trovato una luce di speranza lunga undici metri. Stratton è corso sotto la curva baciando lo stemma dei blues, i ragazzi della Dinamo hanno applaudito. Non è una fiaba ma ogni tanto il calcio si ricorda che c'è altro, molto altro, oltre il gol.

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