Pensioni di cittadinanza: mezzo miliardo agli stranieri

Il 70% degli extracomunitari a riposo ha assegni minimi che verranno integrati. Ci costeranno 44 milioni al mese

Pensioni di cittadinanza: mezzo miliardo agli stranieri

E meno male che i cittadini non comunitari, venuti da lontano a lavorare in Italia, sarebbero stati cruciali per partecipare alla spesa pensionistica e al pagamento dei contributi previdenziali. Troppe volte questo assunto è stato ripetuto dall'ex numero uno dell'Inps, Tito Boeri e ancora da sedicenti esperti contabili di una certa area politica. Niente di più falso invece perché sono proprio le cifre, peraltro in mano all'Istituto di previdenza e al ministero del Lavoro, a sottolineare la debolezza finanziaria dei cittadini extra Ue ora in pensione. Una stima più che congrua, sottoscritta nel rapporto annuale della Direzione generale dell'immigrazione e dell'integrazione, calcola che il 70 per cento dei cittadini stranieri a riposo andrà a percepire la pensione di cittadinanza. E passando quindi dalle percentuali ai numeri reali viene fuori che saranno circa 175mila i cittadini extracomunitari che incasseranno, a partire da maggio prossimo - almeno così sarebbe nelle previsioni del welfare pentastellato - la pensione di cittadinanza ossia un'integrazione media di 250 euro mensili ciascuno. Il totale impegnato sarà di 44 milioni al mese che produrrà una spesa annuale per la pensione di cittadinanza a tutti gli stranieri bisognosi di 528 milioni.

Peccato che a sentire e soprattutto a rammentare i pronostici del ministro del Lavoro Luigi Di Maio, la pensione di cittadinanza avrebbe dovuto ridare un po' di dignità ai poveri italiani, percettori di pensione minima. Macché, solo mere chiacchiere. Gli italiani a riposo e quindi arrivati al traguardo della cosiddetta terza età, bene o male, possiedono almeno l'immobile dove vivono che pesa negativamente sul reddito Isee escludendoli facilmente dalla fetta del bonus pensionistico. Non è così per gli stranieri: tra loro infatti ben l'82,6% percepisce la pensione minima, tra assegno sociale, pensione sociali e di invalidità civile. Diversamente tra gli italiani cosiddetti poveri, solo il 45,9% percepisce la pensione minima vale a dire che nei numeri vengono di fatto doppiati dagli stranieri.

Ma c'è di più. Gli stranieri che sono andati in pensione, che hanno chiesto e ottenuto già l'assegno di invalidità l'hanno fatto, in termini anagrafici, prima degli italiani. Dall'analisi per classi d'età si nota una netta prevalenza di pensioni erogate a stranieri non comunitari più giovani rispetto al complesso di tutti gli assegni erogati agli italiani (i dati in questo caso sono aggiornati al 31 dicembre 2017). Quindi se per i cittadini italiani nel complesso, solo il 4,2% delle pensioni di tipo IVS (ovvero di invalidità, vecchiaia e superstite) è erogato a beneficiari con età inferiore ai 60 anni, tra gli extracomunitari questa percentuale arriva addirittura al 39,2%. A questo gettito finanziario a dir poco consistente ci sarebbero da sommare i trasferimenti unilaterali di denaro verso l'estero, chiamati in gergo economico rimesse passive, che i lavoratori stranieri effettuano a beneficio di familiari e parenti nel paese di origine. E sempre più spesso i trasferimenti vengono autorizzati tramite istituti di pagamento senza transitare su conti correnti intestati all'ordinante o al beneficiario.

Difficile in questo caso quindi conteggiare

anche il patrimonio finanziario del singolo straniero o della propria famiglia. Ragionamenti espliciti che altro non fanno se non confermare la marchiana malafede dei tanti profeti del buonismo che albergano nel nostro Paese.

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