«Il ministro Orlando riapra subito il tavolo politico per cambiare il sistema pensionistico. Dobbiamo riprenderlo, basta con i tavoli tecnici». Luigi Sbarra, ieri confermato segretario generale della Cisl dal congresso del sindacato, ha ribadito la volontà di iniziare «a stringere per arrivare a soluzioni concertate, condivise per spezzare le rigidità della legge Fornero». La si può considerare una sollecitazione amichevole nei confronti del governo perché la Cisl è meno intransigente rispetto a Cgil e Uil sulle modalità per superare lo «scalone Fornero» che si prospetterebbe in assenza di un intervento nella prossima legge di Bilancio. Dai 64 anni di età più 38 di contribuzione previsti da «Quota 102» per l'anno in corso (misura bocciata dalla Commissione Ue come «Quota 100») si palesa la possibilità di tornare ai 67 anni della normativa in vigore dal 2012.
E per Mario Draghi e Daniele Franco, dopo le traversie di ddl Concorrenza e delega fiscale (capitolo che per ora non è del tutto chiuso), questa rischia di essere la mina su cui la compattezza dell'esecutivo rischia di sfilacciarsi definitivamente. Ancora ieri Matteo Salvini ha ripetuto che « l'obiettivo è arrivare a quota 41 (pensionamento automatico con 41 anni di contribuzione; ndr): impediremo con ogni mezzo necessario il ritorno alla legge Fornero». La Lega già da tempo si è schierata con i sindacati e la confusione sotto il cielo della politica è massima. Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, ha evidenziato il proprio sgradimento per «Quota 41» (che a regime costa oltre 9 miliardi di euro). «Meglio Quota 104 ma credo che si debba dare vita ad un riforma che tuteli i lavori ultrasessantenni ma anche i lavoratori giovani», ha dichiarato. Fratelli d'Italia non si è mai sbilanciata in tal senso, forte del suo ruolo d'oppositore quasi unico, limitandosi a chiedere l'incremento dei trattamenti per i pensionati che provvedono alla loro progenie.
Le divisioni all'interno del centrodestra hanno finora reso impedito la presentazione di una proposta comune. Il centrosinistra, infatti, gioca di rimessa. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, esponente della sinistra Pd, punta a «limitare i danni» dell'innalzamento dell'età pensionabile con la riforma degli ammortizzatori (scaricando cioè i costi dei pre-pensionamenti sulle imprese). Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ne ha bocciato in toto l'operato. La Cisl invece critica il salario minimo e legge sulla rappresentanza, due pilastri della riforma Orlando.
Ma non è detto che questo caos sia di per sé
negativo: il Def non prevede nulla sulla riforma pensionistica. L'Ue ha richiamato l'Italia sui costi eccessivi della previdenza (nel 2025 è attesa al 16,1% del Pil, 290 miliardi di euro). Restando fermi non si rischia nulla.
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