Il Pentagono chiama Mosca ma nessun passo avanti. Stop elettricità a Helsinki

Il segretario alla Difesa Austin al telefono con il ministro Shoigu. E Scholz chiama Putin. Chiesto un cessate il fuoco ma Lavrov minaccia Usa e Ue. Interrotta la fornitura elettrica alla Finlandia

Il Pentagono chiama Mosca ma nessun passo avanti. Stop elettricità a Helsinki

Le linee telefoniche della diplomazia tornano bollenti. E ieri - 79esimo giorno di guerra - si è registrata una prima assoluta e significativa. Il capo del Pentagono Lloyd Austin ha sentito al telefono il ministro della Difesa Sergei Shoigu. Non accadeva dal 18 febbraio, una settimana prima dell'inizio della guerra in Ucraina. Due i punti principali della conversazione: la necessità di un cessate il fuoco in Ucraina e l'importanza di «preservare i canali di comunicazione», hanno riferito da Washington. Ma il colloquio non ha risolto alcun «problema grave», fa sapere il Dipartimento della Difesa Usa. E se ci fossero ancora dubbi, l'Amministrazione americana spiega di restare pienamente al fianco di Kiev, anche militarmente, come ha rassicurato qualche ora prima lo stesso Austin, al telefono con l'omologo ucraino Oleksii Reznikov, a cui ha «ribadito l'impegno degli Stati Uniti a rinforzare la capacità dell'Ucraina di rispondere all'aggressione russa».

A metà giornata era arrivata la notizia della ripresa dei contatti telefonici tra Russia e Germania, che si erano interrotti il 30 marzo, sull'onda della scoperta dei massacri più feroci in Ucraina, come quello di Bucha. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha chiamato Vladimir Putin, dopo aver annunciato in Commissione difesa del Bundestag la sua intenzione di riavviare i colloqui con il presidente russo. Il copione, però, non cambia. Il capo del governo di Berlino ha domandato anche lui un cessate il fuoco «prima possibile» e spiegato chiaramente che ritiene «falso» sostenere che i nazisti siano al governo in Ucraina, mentre il capo del Cremlino non ha smesso di accusare Kiev dello stallo nei negoziati. I due hanno concordato di proseguire le discussioni «attraverso vari canali». Ma per ora resta «impossibile» un incontro Putin-Zelensky, spiega il Cremlino.

La diplomazia riparte dopo il discorso del 9 maggio, in cui Putin ha sfoderato la sua retorica sulla guerra ma non ha annunciato alcuna escalation, salvo poi far sventolare al suo entourage il rischio di una guerra nucleare, dopo l'annuncio, giovedì, dell'imminente adesione della Finlandia e della Svezia alla Nato. Parole e accuse forti, tuttavia, miste a ritorsioni, non sono mancate nemmeno ieri. Dopo che Putin ha presieduto il Consiglio di sicurezza russo, in cui si è discusso dell'andamento della «operazione militare» e della decisione di Helsinki e Stoccolma di entrare nell'Alleanza Atlantica, e dopo la telefonata di Joe Biden ai leader dei due Paesi scandinavi, da Mosca è arrivata la prima ripicca per la scelta di sicurezza dei finlandesi, che mettono fine a 80 anni di neutralità per paura di un vicino troppo aggressivo. Smentito il taglio delle forniture di gas alla Finlandia, il fornitore Rao Nordic Oy, di proprietà al 100% della società russa InterRao, ha annunciato invece che da oggi sospenderà le forniture di elettricità alla Finlandia, che rappresentano il 10% del fabbisogno totale, sostenendo di non aver ricevuto pagamenti dal 6 maggio. Una chiara contromossa su un fronte destinato a provocare nuove tensioni. Ma immediata e coraggiosa è arrivata la replica di Helsinki, che si è detta perfettamente capace di poter fare a meno dell'elettricità russa: «Eravamo preparati e non sarà difficile. Possiamo gestire un po' più di importazioni dalla Svezia e dalla Norvegia», ha detto Timo Kaukonen, responsabile delle operazioni di Fingrid, operatore della rete di trasmissione elettrica finlandese.

Minacce, azioni dissuasive e risposte piccate. Sono andate in scena anche con il capo della diplomazia di Mosca, Sergei Lavrov, che non solo è tornato ad accusare Washington, sostenendo che la posizione degli Stati Uniti nei confronti della Russia e della Cina è «arrogante e maleducata». Il ministro russo è andato anche all'attacco dell'Unione europea, colpevole - secondo Mosca - di essersi «trasformata in un attore aggressivo e bellicoso», «confermando la tendenza a fondersi con la Nato e svolgendo le funzioni di sua appendice». Lavrov ha espresso dubbi sul fatto che il desiderio dell'Ucraina di unirsi ai Ventisette sia «innocuo».

Per tutta risposta, il ministro degli Esteri russo ha ottenuto da Bruxelles la conferma del sostegno armato a Kiev: «Continueremo a supportare militarmente l'Ucraina finché sarà necessario» e sarà «richiesto» da Kiev. La Ue intende stanziare altri 500 milioni, ha annunciato il capo della politica estera europea Josep Borrell al vertice dei G7 in Germania. Sale così a 2 miliardi di euro l'assistenza finanziaria fornita da Bruxelles.

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