Perché è difficile pagare il dovuto

Sul fisco si combatte una delle battaglie storiche del centrodestra. L'occasione offerta dalla riforma, che si muove sul cammino bipartisan già tracciato dal governo di Mario Draghi, è irrinunciabile

Perché è difficile pagare il dovuto
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Sul fisco si combatte una delle battaglie storiche del centrodestra. L'occasione offerta dalla riforma, che si muove sul cammino bipartisan già tracciato dal governo di Mario Draghi, è irrinunciabile: riequilibrare i rapporti tra Entrate e contribuente non solo è possibile, ma è l'unico modo per combattere la vera evasione fiscale attraverso una cooperative compliance, un accordo alla pari tra Stato e cittadino basato sulla fiducia (e sugli algoritmi). Quando si straparla di cartelle esattoriali, quando si ipotizza di mandare in galera i 19 milioni di italiani che hanno un debito con il fisco (confondendo codice penale e reati amministrativi, ma tant'è), si guarda solo al bicchiere mezzo vuoto di uno Stato vorace con un debito pubblico gigantesco, che usa il fisco come una leva sociale contro le sperequazioni, divorando anche i soldi strappati all'economia sommersa e faticosamente raggranellati grazie alle indagini della Guardia di Finanza. Se si lavora fino al 7 giugno per lo Stato, se ci vogliono 158 giorni di lavoro per pagare tasse, imposte e tributi necessari per far funzionare scuole, ospedali, trasporti e pagare stipendi pubblici e pensioni c'è qualcosa che non funziona. Se il 59% dei profitti delle aziende finisce in tasse, impedendo così alle imprese di creare ricchezza, il Paese non può crescere. Se ci sono scadenze fiscali anche ad agosto e a dicembre (mesi che il viceministro Maurizio Leo vorrebbe tax free), se un italiano per compilare il 730 deve leggersi 144 pagine di istruzioni è facile cadere in errore. La maggior parte delle cartelle figlia di innocui errori formali andrebbe stralciata per buon senso, come gli avvisi arrivati alle imprese che nel 2020 non hanno pagato l'Irap causa Covid senza scrivere il numeretto 999 nel campo giusto. L'evasione «di necessità» di chi non paga multe o sanzioni perché diversamente non potrebbe pagare altre spese «vive» non va demonizzata. Meglio casomai premiare i comportamenti virtuosi, come prevede la legge delega. Questo sistema di riscossione, che gonfia le cartelle con interessi monstre e aggio record ha fallito, così come rischia di naufragare l'ennesima rottamazione che prevede esose maxirate difficilissime da onorare in un tempo limitato. Pensare che la colpa dell'evasione fiscale sia colpa del muratore in bolletta e non di certi bilanci esterovestiti è una fake news per distrarre l'opinione pubblica.

Ma è ancora più incredibile che l'opposizione (con qualche distinguo) abbia detto no a una misura che restituisce soldi agli italiani e fiducia nel fisco. Se la riscossione funzionasse, la sinistra non avrebbe nemici da additare per mascherare i propri errori. A pensar male...

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