Più costi, meno grano: l'equazione della crisi che affama il mondo (e può colpire Mosca)

Il dossier Fao: importazioni record per 1,8 trilioni di dollari. "Ma volumi diminuiti, colpiti i Paesi più deboli. Anche la Russia ora è a rischio"

Più costi, meno grano: l'equazione della crisi che affama il mondo (e può colpire Mosca)

L'ennesima doccia gelata sulle speranze di sbloccare le tonnellate di grano nei porti ucraini arriva ancora dal portavoce di Putin Dimitri Peskov. Ieri ha ribadito a Interfax che al vertice di Ankara non è stato raggiunto nessun accordo sulla vendita di grano ucraino attraverso il Mar Nero, «ma il lavoro continua». Il tempo per scongiurare una crisi alimentare mondiale si sta esaurendo, e la Fao - l'agenzia Onu per l'alimentazione e l'agricoltura - calcola che il conto globale delle importazioni di cibo, con prezzi e costi di trasporto alle stelle, aumenterà di 51 miliardi di dollari rispetto al 2021. Di questi, ben 49 miliardi sono il conto dei prezzi più alti. Quest'anno, si legge nel dossier dell'agenzia Onu, il valore delle importazioni globali di cibo ha raggiunto quest'anno il nuovo record di 1,8 trilioni di dollari. Ma non a causa dell'aumento dei volumi, bensì dei prezzi elevati e dei costi di trasporto.

Secondo uno studio della Banca Mondiale un incremento dell'1% nel costo dei cereali provoca lo scivolamento in condizione di povertà di 10 milioni di persone. In un anno il prezzo del grano è già salito del 59%. I Paesi in via di sviluppo stanno riducendo le importazioni di cereali, semi oleosi e carne, per incapacità di sostenere gli aumenti. La stessa Fao ha proposto un Fondo per i Paesi a basso reddito. In gioco c'è la sicurezza alimentare dell'Africa. L'Africa subsahariana e i Paesi in via di sviluppo dovranno far fronte a un aumento dei costi nonostante una riduzione dei volumi importati, avverte l'Agenzia. E ribadisce che la situazione è «preoccupante, molti Paesi vulnerabili stanno pagando di più ma ricevono meno cibo. Si tratta di segnali allarmanti dal punto di vista della sicurezza alimentare, che indicano che gli importatori avranno difficoltà a finanziare l'aumento dei costi internazionali, annunciando potenzialmente la fine della loro resilienza ai prezzi più elevati». D'altra parte le sanzioni a Mosca, spiega ancora il report, provocheranno perdite per gli agricoltori russi e potrebbero portarli a frenare la produzione delle colture destinate all'esportazione. Soprattutto per la dipendenza dalle importazioni di semi e pesticidi dall'Ue. Un effetto domino. Non ci sono ancora statistiche ufficiali sulle esportazioni alimentari russe dall'inizio della guerra, ma i rapporti suggeriscono che sono ancora cresciute, mentre Putin ha dichiarato che il raccolto di grano può raggiungere oltre 130 milioni di tonnellate quest'anno.

La Fao stima però che con il conflitto la produzione mondiale dei cereali dovrebbe diminuire nel 2022 per la prima volta in quattro anni. Le scorte mondiali di grano aumenteranno marginalmente solo per il previsto accumulo di scorte in Cina, Federazione Russa e Ucraina. Il presidente ucraino Zelensky ha chiesto alla comunità internazionale a espellere la Russia dalla Fao: «Cosa ci sta a fare se sta causando la fame ad almeno 400 milioni, o potenzialmente a più di un miliardo di persone?», ha detto in collegamento alla riunione Ocse a Parigi. E Mosca è accusata di rubare il grano ucraino bloccato nei silos: «Sappiamo che la Russia sta cercando di esportare verso altri Paesi il grano saccheggiato in Ucraina. È stato reso noto che ad esempio in passato ha cercato di vendere all'Egitto del grano e l'Egitto lo ha rifiutato», ha detto il portavoce dell'Ue per la politica estera, Peter Stano. «L'Unione europea sta chiedendo ai tutti i partner di non comprare nulla che sia stato saccheggiato dai russi in Ucraina. E cerchiamo di fare in modo, con tutti i mezzi che abbiamo, che questo non accada».

Recentemente, un «funzionario» filorusso insediato da Mosca nelle zone dell'Ucraina occupate dalle truppe russe ha affermato che dai territori occupati dall'esercito russo nella regione ucraina di Zaporizhzhia parte proprio il granodiretto verso il Medio Oriente. Peskov, secondo Interfax, ha detto di non poter confermare la partenza dei carichi.

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