Niente di nuovo sul fronte del Covid19. Tutto resta com'era o quasi, non si sale e non si scende. I nuovi casi contabilizzati ieri sono 1.397, 71 in più rispetto alla giornata di mercoledì, anche se a fronte di un numero di tamponi inferiore, scesi da 102.959 a 92.790. Ciò che fa salire l'indice di positività rispetto ai test effettuati, che passa dall'1,29 per cento all'1,51 per cento. Non proprio una buona notizia, ma nemmeno un dramma.
I nuovi contagi fanno salire i casi totali a 272.912, che lasciano l'Italia al diciannovesimo posto mondiale in questa graduatoria. I positivi attuali sono 28.915 e crescono di 1.098 unità. Di essi la maggior parte sono in isolamento domestico fiduciario in quanto quasi asintomatici: 27.290 con un aumento di 1.019 unità. Aumentano però anche i ricoverati: sono 1.625 (+79), dei quali 1.505 in reparti ordinari (+68) e 120 in terapia intensiva (+12). Era dal 22 giugno che non c'erano tanti pazienti gravi: allora erano 127 e stavano scendendo rapidamente.
Vediamo ora la distribuzione geografica dei casi: sempre in testa la Lombardia, dove si sono contati 228 nuovi positivi a fronte di 14.077 tamponi, ciò che produce un indice di positività dell'1,61 per cento, comunque superiore anche se di poco alla media nazionale. Molto superiore invece quella della Campania, seconda per numeri di contagi (193) ma con un numero di tamponi piuttosto esiguo (6.167), ciò che porta a un indice di positività del 3,13. Nel Lazio 154 nuovi contagi e 11.329 test effettuati (1,36 per cento). Sopra quota cento anche Emilia-Romagna (118), Veneto (115) e Toscana (113). Sorprendete il dato della provincia autonoma di Trento, con 91 casi e 2.317 tamponi ha un indice di positività piuttosto alto, il 3,93 per cento. Molto superiore anche a quello della Sardegna, 39 casi e 1.768 e un indice del 2,21 per cento. Sotto controllo anche la situazione in Costa Smeralda, dove gli ultimi mille tamponi hanno dato tutti esiti negativi e il sindaco di Arzachena ne approfitta per sfogarsi: «È il momento di mettere fine alle affermazioni e ai titoli diffamatori e scandalistici sulla Costa Smeralda, su Arzachena e sulla Sardegna additate come focolaio d'Italia. Le campagne mediatiche denigratorie danneggiano l'immagine della destinazione e amplificano ingiustamente gli effetti negativi sul comparto turistico locale».
Infine i decessi, che ieri sono stati 10: tre si sono registrati in Puglia, gli altri uno ciascuno in Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Liguria, Marche e Sicilia. Il totale dei morti dall'inizio dell'emergenza è di 35.507, ciò che colloca il nostro Paese al sesto posto in quest'altra graduatoria. Insomma, in Italia si è morti molto di più rispetto a quanto è accaduto altrove rispetto al numero di malati, e questo si può spiegare in tanti modi, ma crediamo che c'entri anche il fatto che in Italia il calcolo dei decessi sia stato fatto in modo assai più scrupoloso che altrove.
Ieri è stato anche il giorno del monitoraggio indipendente della fondazione Gimbe che si riferisce alla settimana che va dal 26 agosto al 1° settembre.
Dice cose risapute ma che è bene sottolineare: che i contagi sono aumentati del 37,9 per cento in più rispetto alla settimana precedente e gli attuali positivi del 52,2. Che i pazienti ricoverati con sintomi sono passati da 1.058 a 1.380 e le terapie intensive da 66 a 107. I morti sono passati da 40 a 46. Insomma, la battaglia continua.
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