Uno dei cardini del Green Deal europeo, lo stop alla produzione dei motori endotermici nel 2035, rischia di sgretolarsi di fronte alla crisi del settore automotive. A mettere in discussione le decisioni politiche intraprese dal'Unione europea nei primi anni della precedente commissione Von der Leyen quando a guidare il Green deal era l'olandese Frans Timmermans è direttamente il principale gruppo europeo, il Ppe, con un position paper intitolato «Garantire la competitività dell'industria automobilistica europea». I contenuti del documento sono esplosivi e riflettono la gravità della situazione del settore automobilistico europeo che vive una crisi ormai strutturale determinata anche dalle scelte politiche sbagliate di Bruxelles degli ultimi anni. La principale richiesta è anticipare di un anno al 2025 la revisione del regolamento che dal 2035 prevederà il divieto di immatricolare motori diesel e benzina, nella bozza del documento si chiede inoltre che: «Il prossimo divieto previsto per il 2035 sui motori a combustione interna dovrebbe essere revocato per riflettere la neutralità tecnologica, consentendo così un mix di tecnologie». Il Ppe inoltre chiede l'avvio di un «Dialogo strategico sul futuro dell'automotive» e si aspetta «entro i primi 100 giorni della nuova Commissione, un nuovo Clean Industrial Deal che riveda il divieto di circolazione dei veicoli ICE, contribuisca a evitare le sanzioni, sviluppi condizioni favorevoli e aumenti gli sforzi per la realizzazione delle infrastrutture, al fine di rendere l'industria automobilistica europea competitiva e di raggiungere la decarbonizzazione del settore dei trasporti». Il documento dovrebbe essere approvato dal gruppo l'11 dicembre in vista della presentazione da parte della commissione europea del «Piano per l'industria pulita» promesso nei primi cento giorni del nuovo mandato.
Al momento Ursula Von der Leyen non ha preso una posizione ufficiale su queste richieste (che dovranno prima essere approvate dai popolari) ma il fatto di aver annunciato nei giorni scorsi di voler seguire «personalmente» le trattative del settore auto per «trovare soluzioni comuni e attuarle» è emblematico della centralità del dossier trattandosi di «un settore molto importante con milioni di posti di lavoro che dipendono dall'industria automobilistica». Nonostante il paper del Ppe Teresa Ribera, vicepresidente della Commissione europea per la concorrenza e una transizione giusta e pulita, afferma che non esiste un piano per ritardare il divieto dell'immissione nel mercato Ue di auto diesel e benzina per il 2035: «Non è una cosa che la Commissione europea sta prendendo in considerazione e non è una cosa che praticamente nessuno sta prendendo in considerazione».
Occorre però ricordare che la Ribera fa parte del partito socialista e porta avanti da sempre posizioni radicali sull'ambiente. In realtà la nuova consapevolezza che sta maturando in Europa sui temi ambientali e sulle politiche legate al settore dell'automotive testimonia tre aspetti in particolare.
Anzitutto gli errori politici sul green della sinistra europea con decisioni animate da una visione ideologica, in secondo luogo il possibile allargamento della maggioranza Ursula ai conservatori come spiega il capodelegazione di Fdi Carlo Fidanza: «Una nuova maggioranza in Ue sullo stop ai combustili fossili nel 2035? Ce lo auguriamo», infine l'avvicinamento dell'Ue alle posizioni del governo italiano. I partiti di centrodestra da tempo denunciano il pericolo per l'industria europea di un approccio dogmatico, se fossero stati ascoltati prima oggi non ci troveremmo in questa situazione.
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