La piazza piega Macron, via la legge sui poliziotti

Il presidente striglia gli autori della norma che vieta di filmare gli agenti: "Guai inutili"

La piazza piega Macron, via la legge sui poliziotti

Riscrittura? Ritiro? Semplice sbianchettatura? Ieri sono saltati i nervi all'Eliseo. Emmanuel Macron ha riunito d'urgenza il premier Jean Castex, il ministro dell'Interno Gérald Darmanin e il Guardasigilli Eric Dupond-Moretti. Ma pure i presidenti dei gruppi di maggioranza dell'Assemblea nazionale, a cui si è affidato per scongiurare nuove piazze in fiamme.

Di fatto un mezzo commissariamento del governo in materia di Law and Order. Castex puntava a forzare; tempi e rispetto istituzionale, e portare a casa il contestatissimo disegno di legge sulla «sicurezza globale» che sabato ha visto mezzo milione di persone manifestare a Parigi per una rapida retromarcia (tra i black bloc, anche giornalisti e sindacati). L'articolo 24, nella stesura del ministro, «ha chiaramente provocato problemi», filtra dall'Eliseo. Dunque «spetta ai parlamentari individuare una soluzione», la versione a porte chiuse di Macron.

«Molto seccato, quasi irritato», dal «tono gelido e marziale», ma soprattutto terrorizzato dal rischio che il governo possa far scivolare il Quinquennato verso un autoritarismo di Stato, Macron ha agito d'imperio. Come uscire dalla crisi di nervi? In ritirata parziale. Nel caos politico e sociale degli ultimi dieci giorni, delle derive di membri delle forze dell'ordine, alla fine è il capo dei deputati di En Marche Cristophe Castaner ad annunciare che la legge sarà oggetto di una «riscrittura completa» da parte del Parlamento. Via l'articolo che avrebbe vietato di riprendere con cellulare o telecamere le forze dell'ordine in azione, se l'intento fosse colpire «l'integrità fisica e morale» degli agenti. Un'eventualità difficilissima da provare che avrebbe limitato anche il ruolo di giornalisti e osservatori.

L'annuncio di Macron è però devastante per il partito. Eppure inevitabile. I 4 agenti coinvolti nel pestaggio di Michel Zecler, il produttore musicale nero aggredito dieci giorni fa, sono stati incriminati. «Violenza intenzionale» con l'aggravante del razzismo e «falso in atti pubblici». Due sono agli arresti. «Atti inqualificabili», ha ripetuto ieri Darmanin sotto il fuoco della commissione parlamentare che in serata lo ha convocato per chiarire: quale, la posizione del governo? Quale, la soluzione per evitare che si ripetano casi analoghi? Il ministro difende il «momento particolare» in cui si svolgono le azioni delle forze dell'ordine, che «vanno protette», insiste, «non lo sono abbastanza». Accenna un mea culpa: «Problemi strutturali all'interno della polizia... ma non sopporterei un attentato all'istituzione». Un monito al Parlamento.

Il poliziotto sospettato d'aver lanciato lacrimogeni nello studio musicale dov'è avvenuto il pestaggio a Zecler (svelato solo grazie alla videosorveglianza e a una ripresa amatoriale di un vicino di casa che ha sbugiardato la versione degli agenti) non si è neppure scusato. L'accusa aveva chiesto la custodia cautelare per i primi tre agenti in azione e il controllo giudiziario per il quarto giunto a rinforzo, il giudice ne ha incarcerati due, un brigadiere e un guardiano della pace, gli altri sono controllati a vista. Età compresa, tra 23 e 35 anni.

In un simile contesto, la Law and Order in salsa francese diventa un boccone indigeribile. Riscrittura o meno che sarà, la fiducia tra cittadinanza e forze di polizia pare logora. Dai giorni dei gilet gialli (prima di trasformarsi in casseur, a Parigi arrivavano pullman con famiglie per sfidare l'Eliseo a ritirare la legge sul carburante) siamo ai pestaggi gratuiti. Le condanne soft del prefetto di Parigi hanno gettato altre ombre. E in un contesto esplosivo in cui fino a ieri sembrava a rischio anche la libertà di stampa, il ministro dell'Interno traballa: "Senza polizia e gendarmeria non ci sarebbe sicurezza per i più fragili". «Dobbiamo dare gli strumenti necessari per garantire la sicurezza». Per esempio, dal 1 luglio 2021 ci saranno telecamere sui loro giubbotti.

«Il problema è che oggi hanno una carica limitata. Una pattuglia lavora 8 ore, la carica delle batterie dura da 2 a 4 ore», aveva detto Darmanin due mesi fa. "Il mio lavoro oggi è trovare nuove telecamere che durino il tempo necessario".

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