Praticamente incompatibili. E non solo dal punto di vista musicale. Cgil e governo. Renzi e resto del Pd. Stavolta non sono solo canzonette. Le colonne sonore che hanno accompagnato gli annunci della Leopolda e le rivendicazioni di Piazza San Giovanni vanno d'accordo come un evasore fiscale e una cartella di Equitalia. Anzi, a dirla tutta, sono proprio l'immagine più sincera di quanto siano distanti elettori che poi, giocoforza, si ritrovano a mettere la X sullo stesso simbolo elettorale. Dunque, mentre in Piazza San Giovanni a Roma risuonava Bella ciao nella versione più moderna (solo musicalmente) dei Modena City Ramblers, alla Leopolda rimbombava Geronimo dei ventenni australiani Sheppard, pezzullo appiccicoso e ultratrasmesso dalle radio nell'estate appena finita. Tra i due brani, la stessa distanza anagrafica che c'è tra Brahms e Katy Perry. Vogliamo continuare? In piazza i brani tratti dal film Arance e martello di Diego Bianchi in arte Zoro, presentato come «evento speciale fuori concorso» all'ultima Mostra del Cinema di Venezia e poi immediatamente diventato evento speciale dentro i cinema, visto che gli spettatori erano più rari di un temporale nel deserto dei Gobi. Nella ex stazione ottocentesca, Renzi ha ricompattato (?) i suoi al suono di My type dei Saint Motel, una band di Los Angeles che i più ispirati definiscono come «dream pop». Il sogno del pop contro Contessa scritta nel '66 da Paolo Pietrangeli che per la miliardesima volta si è spalmata sul miliardo e rotti di partecipanti annunciati dai sindacati (centomila secondo la Questura, ovvio). L'unico colpo di scena a Roma è stato quando la Camusso si è unita ad alcuni manifestanti per parodiare la sigla del cartoon Ufo Robot : «Mangia libri di cibernetica, insalate di matematica e al governo se ne sta. Ma chi è? Ma chi è? Super-Matteo». Roba da gita scolastica.
Per farla breve, più dei proclami o delle contestazioni, a fare l'identikit dei due eventi monopolisti della giornata politica è la musica scelta per scandirli. Il vecchio mondo e il nuovo mondo. Nostalgia canaglia contro modernismo a tutti i costi.
E non c'è un vincitore perché se in Piazza San Giovanni gli applausi al capolavoro Qualcuno era comunista di Giorgio Gaber sembravano quelli dei parlamentari a Napolitano che li definiva incompetenti (è una canzone sulle speranze illuse dei comunisti), alla Leopolda chissà quanti sapevano chi fosse il deejay Robin Schulz che ha remixato Prayer C di Lily Wood & The Prick e quanti si sono riconosciuti nell'ultimo successo di Shakira. Insomma da una parte c'era il desiderio di conservare i totem. Dall'altra quella di annullarli senza averne di nuovi, nonostante la musica di Jovanotti (trasmessa più volte) sia indiscutibilmente un punto di riferimento della renzitudine intesa come desiderio di rinnovamento.
Dopotutto, ad eccezione di Un'ora sola ti vorrei di Giorgia (chissà perché) e due brani del battitore libero Caparezza ( Non siete Stato voi e il meravigliosamente apocalittico Non me lo posso permette re, ispirato a Tre studi di Lucian Freud) in Piazza San Giovanni si sono stancamente riascoltate le note de I cento passi , icona ormai radical chic dell'antimafia e la sconosciuta (ai più) Quasi una canzone d'amore di Paolo Fosso contenuta nell'omonimo spettacolo con Laura Lattuada, non proprio un classico.
Infine proviamo a scambiare le colonne sonore.
Che effetto avrebbe fatto Extraordinary dei bravi Clean Bandit in Piazza San Giovanni? E come sarebbe stata accolta Contessa alla Leopolda? Fischi. O indifferenza, al limite. E non sono questioni di lana caprina: sono lo specchio di una incompatibilità che dalla semplice musica rischia di trasformarsi in complicate stonature del governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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