Quando un regime ammanetta vecchi e bambini «rei» di manifestare pacificamente in piazza, forse sente che il terreno gli sta crollando sotto i piedi: la repressione indiscriminata (8 mila arresti negli ultimi 4 giorni) della polizia di Putin potrebbe quindi essere un segno di debolezza. Se ci si riduce a vedere dei «pericolosi dissidenti» in una donna ottuagenaria e in cinque bambini meno che adolescenti, spiega come l'autorevolezza di zar Vladimir presso il suo popolo stia ormai riprecipitando lungo il piano inclinato di un nuovo totalitarismo ispirato alla tirannia sovietica di vecchia memoria; come dire: il ritorno della peggiore storia.
La notizia dell'arresto di Yelena Osipova - che per età potrebbe essere la nonna di Putin - sembrava una fake news messa in giro dalla propaganda occidentale per porre il nemico in «cattiva luce». Ma poi vedi le immagini in diretta da Mosca e capisci che è tutto vero: otto uomini vestiti di nero, armati fino ai denti, col volto coperto da passamontagna e casco, stanno portando via Yelena. Lei è vestita con un cappotto a quadri e ha il capo coperto da un fazzoletto, come se dovesse andare in chiesa a pregare. Ma, di pregare, non ha nessuna voglia. Meglio combattere in piazza, con l'arma del «pacifismo artistico». Yelena è infatti una specie di street artist ante litteram: i suoi manifesti di protesta se li disegna e dipinge da sola. Lo fa da oltre 60 anni, da quando giovanissima, cominciò a bazzicare la Piazza Rossa insieme ai suoi amici: una pattuglia di temerari, sempre pronti a rischiare di essere sbattuti in galera col marchio di «sovversivi», «disfattisti» o «spie». Ma Yelena non si è mai arresa. In tanti anni di militanza in stile «Peace&Love» (non proprio una tranquilla favola hippy da quelle parti...), sono state tante le occasioni per gridare «No war»: colori per rappresentare figure spettrali di oppressi ed oppressori; pennarelli per scrivere slogan di pace. Come quello in evidenza sul manifesto a tracolla che la polizia le ha strappato ieri durante un sit-in contro la guerra in Ucraina: «Soldato russo deponi la tua arma, solo così diventerai un vero eroe».
Attorno a lei decine di persone la applaudivano, riprendevano la scena mettendola in rete.. Non potendo picchiare Yelena, la polizia se l'è presa con i fan dell'anziana: tutti picchiati, identificati e infine rilasciati. E chissà se nella stessa caserma hanno incrociato quei cinque bimbi bloccati perché «colpevoli» di aver portato fiori davanti all'ambasciata ucraina. Anche questa potrebbe sembrare una fake news, tanto la cosa sembra assurda. Ma le foto dei piccoli con gli occhi terrorizzati davanti a un poliziotto che in commissariato li sta «identificando», dimostrano come la realtà può andare al di là di qualsiasi propaganda strumentale.
E se questo è il clima, diventa addirittura «normale» l'attività di censura del regime nei riguardi dei media. Così nel giro di poche ore sono state chiuse con l'accusa di «sabotaggio» Tv Dozhd e Radio Echo. Per entrambe le emittenti l'accusa è la stessa: «Informazioni deliberatamente false».
Ma il tema dell'informazione rappresenta un nervo scoperto anche in Europa e negli Stati Uniti dove i talk show televisivi si stanno trasformando in tank show con le cartine geografiche invase dai carri armati: un risiko ideologico ottimo per sparare sugli avversari politici. Un paradossale conflitto in smart working dove, nell'impossibilità di un intervento armato diretto, i conti vengono regolati a favore di telecamera. E la deriva non risparmia neppure l'Italia.
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