Adesso i centri sociali hanno un nuovo leader. Si chiama Loris Narda e da giorni va in giro a vantarsi per aver partecipato all'aggressione a Matteo Salvini. Era uno di quei no global che, atmayi di mazze, cinghie e sassi, hanno attaccato l'auto del segretario leghista sfaschiandone il parabrezza e i finestrini nel tentativo di aggredirlo. Nessuno si è fatto male, per fortuna. Sarebbe potuto andare peggio, anche perché le forze dell'ordine non sono riuscite a tenere sotto controllo gli antagonisti che presidiavano il campo nomadi di via Erbosa. Adesso che l'assalto fa parte della cronaca dei giorni scorsi, Loris Narda è ancora a piede libero: salta da un programma all'altro per pontificare e minacciare. E nessuno dice niente.
Loris Narda concede interviste interviste a destra e a manca. Radio, tivù e quotidiani. Non fa differenza. Si vanta di aver partecipato alla spedizione punitiva contro il nemico leghista. Nei video che documentano il vile blitz, il no global è quello che, con destrezza, si arrampica sul cofano dell'auto nel tentativo di fermarla. È ben visibile. E lui non fa nulla per tirarsi indietro. Per Narda, quell'assalto è un trofeo. E molti della sinistra (anche parlamentare) gliene danno atto. Tanto che per Salvini chiarire chi siano stati aggressori e aggrediti sabato nei pressi del campo nomadi di Bologna, dopo l’assalto di attivisti dei centri sociali alla sua automobile, è una questione anche di libertà politica. "Altrimenti sono pronto a fermarmi qui...", avverte. Ma Narda non è disposto a chiedere scusa. Anzi sta pure cercando di passare per vittima: "Quella dell’auto di Salvini è stata un’accelerazione anomala e valuteremo la denuncia a Salvini per tentato omicidio, andare a cinquanta all’ora con cinque persone davanti è molto grave".
Ai microfoni della Zanzara su Radio 24, il no global Narda ha ammesso di essere salito sulla macchina. "Sno sceso dopo dieci secondi - racconta - volevo impedire a Salvini e al suo razzismo di raggiungere il campo nomadi. Lo rifarei subito, sono pronto ad andare in galera". Poi passa al contrattacco: "Il violento è lui con le sue provocazioni razziste, ho rischiato di morire sotto la macchina quando ha accelerato. Abbiamo rischiato noi di morire a causa dell’accelerata, non lui". Per l'antagonista l'auto sfasciata si trasforma, dunque, in una giusta reazione. "Sono cose che succedono, i giornali cambiano gli eventi - continua - esiste anche nella giurisprudenza. Io ero per terra, non ho tirato sassi e ho rischiato la vita. È stato un puro caso che nessuno si sia spezzato la testa e le gambe". Per i no global come Narda, la Lega andrebbe "messa fuorilegge", estromessa dal parlamento, e Salvini condannato per le "campagne d’odio e razziste".
Narda non è certo l'unico a cercare visibilità. Un altro antagonista si è fatto intervistare la scorsa domenica da Sky Tg24. A differenza di Narda, ha preferito l'anonimato: ripreso di spalle, si è nascosto dietro al cappuccio grigio della felpa. Le dichiarazioni, però, sono state ugualmente violente. "L’aggressione non era stata pianificata, almeno fino a quando pensavamo che Salvini fosse scortato fino al campo dalla polizia - ha spiegato - è stata una espressione di rabbia nei confronti di chi è venuto a fare una provocazione, un incitamento all’odio, questo ha fatto esasperare".
Per il no global, Salvini avrebbe dovuto farsi accompagnare dalla Questura: "Se fosse stato così, l’avremmo insultato, sputazzato ma non abbiamo mai cercato, ieri, lo scontro con le forze dell’ordine, che infatti non c’è stato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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