Poletti si piange addosso ma la sinistra lo processa

Il ministro: una vecchia foto, incontravo un sacco di gente. Saviano lo incalza: non basta dire "non sapevo". Camusso: in tanti si interrogano. Ora Renzi rischia un caso Cancellieri

Poletti si piange addosso ma la sinistra lo processa

È seccato per quella vecchia foto finita sui giornali che lo ritrae a cena con Salvatore Buzzi, condannato per omicidio e poi diventato l' alter ego di Massimo Carminati nella gestione degli affari capitolini. Ma nulla di più. Il ministro del lavoro Giuliano Poletti non sente l'esigenza di spiegare e ora la sua vicenda rischia di diventare un nuovo caso Cancellieri per il governo, soprattutto dopo le accuse di chi ritiene che quella serata era stata organizzata per festeggiare un trucchetto contabile escogitato dal Comune per far arrivare i soldi alle coop.

Poletti dice solo di star male nel vedere il suo nome associato a quello del presidente della cooperativa sociale «29 giugno», arrestato nell'ambito dell'inchiesta sulla mafia romana che ha travolto una sfilza di politici e imprenditori ritenuti dalla Procura «in affari» con l'ex Nar. E si duole per questa macchia sul suo curriculum: «La reputazione è una delle cose più difficili da costruire ed è la più facile da perdere. È intollerabile sentirsela mettere in discussione per dei comportamenti inimmaginabili». Per il resto tira avanti come se niente fosse: mercoledì era in Senato per chiedere una nuova fiducia sul Jobs Act, ieri a un convegno. A quella tavolata, presso il centro di accoglienza Baobab, erano seduti altri personaggi coinvolti nell'indagine. Era il 2010. C'erano l'allora sindaco Gianni Alemanno, l'ex numero uno dell'Ama Franco Panzironi, l'attuale deputato Pd Umberto Marroni e l'ormai ex assessore Daniele Ozzimo. Nel tavolo accanto c'era anche un esponente del clan Casamonica. Una cena come tante a cui era costretto a partecipare in quanto all'epoca presidente della Lega delle cooperative, ha spiegato il ministro in un'intervista: «Se fai il presidente delle coop o di qualsiasi associazione di qualche rilievo è ovvio che partecipi a tante iniziative e incontri tante persone». Fine della spiegazione. Per l'ex assessore della giunta Alemanno Umberto Croppi, invece, quella serata era stata organizzata per un motivo ben preciso: festeggiare un meccanismo pensato dal Comune di Roma, a corto di fondi, per trovare trenta milioni di finanziamento per le cooperative. In un momento in cui non ci sono soldi per nessuno, in cui le imprese chiudono e gli imprenditori si suicidano, viene cercato un modo per foraggiare le coop. «Il Campidoglio non aveva più soldi per pagare le cooperative - spiega Croppi - così si era inventato in maniera bipartisan un meccanismo per cui i soldi per le cooperative venivano anticipati dalle banche con la formula del “pro soluto”, con cui il Comune si fa garante e poi rifonde il debito. È una pratica che per quanto mi risulta non è consentita dalla contabilità della pubblica amministrazione perché crea un debito fuori bilancio. Per questo quella sera si ritrovarono a festeggiare insieme alla più grande cooperativa di Roma e per questo c'era Poletti che allora era investito di quel ruolo».

Di fronte al silenzio del ministro anche Repubblica , giornale certo non ostile al governo, ha sentito l'esigenza di chiedere spiegazioni. Lo ha fatto con un articolo in cui Roberto Saviano domanda in che veste Paoletti fosse a quella cena: perché se è vero che il ministro non è indagato e anche vero che politicamente deve rendere conto al Paese e al Parlamento del suo rapporto con Buzzi. Non basta dire non sapevo. Non basta dire, come ha fatto, che quel Buzzi gli sembrava una persona per bene. Per il segretario generale della Cgil Susanna Camusso sta a Poletti decidere se presentarsi in aula per rispondere di quella vecchia foto: «È evidente che in tanti si stiano interrogando».

Paolo Ferrero, Prc, chiede invece le sue dimissioni: «Che nella rete di relazioni, che vede al centro un uso distorto e criminale dello strumento cooperativo, si affacci anche chi oggi ricopre l'incarico di ministro è un fatto che pone un problema grande come una casa. Fedeli al detto “la moglie di Cesare non deve solo essere onesta, ma anche sembrare onesta”».

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