La «porcata» di De Vincenti per salvare Tirreno Power

RomaAltri guai per il governo Renzi dalle intercettazioni dell'inchiesta sulla centrale elettrica a carbone Tirreno Power di Vado Ligure, sotto sequestro dall'11 marzo 2014 per presunte violazioni ambientali che secondo la Procura di Savona avrebbero provocato migliaia di morti. Dalle carte dei carabinieri del Noe pubblicate da alcuni quotidiani emerge il tentativo da parte dei ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico di «ammorbidire» la situazione per salvare la Tirrenia Power, fino a pochi anni fa controllata da Sorgenia, la holding energetica della famiglia De Benedetti, e ora passata a Gas de France. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, pieddino ex viceministro dello Sviluppo economico, si sarebbe adoperato per suggerire alla Tirreno Power il modo per «aggirare le prescrizioni» ambientali.

Quello di De Vincenti, che non è indagato, non è l'unico nome eccellente che emerge dall'indagine. C'è anche quello del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che secondo gli investigatori avrebbe ricevuto nel suo ufficio l'ex Guardasigilli Paola Severino, qui nelle vesti di avvocato della Tirreno Power, proprio per parlare di questo «salvataggio». I carabinieri parlano dell'incontro spiegando che «ad un certo punto sembra che il tentativo delle istituzioni di “dare una mano” a Tirreno Power con una norma ad hoc diventi concreto».

L'ide a era quel la di superare l' impasse della centrale bloccata dalla Procura con una leggina favorevole all'azienda (che poi non verrà approvata), preparata dal ministero dello Sviluppo economico e poi firmata da quello dell'Ambiente. «Cerchiamo di fare una porcata che almeno sia leggibile», dice in un'intercettazione ambientale un dirigente del ministero dell'Ambiente ad un collega. Che risponde: «Un porcellum». «Fra un'ora - dice ancora il primo - il ministro andrà a parlare con l'altro ministro e devono mettersi d'accordo... hanno scritto questa, che però va sistemata...». I carabinieri intercettano i due funzionari pochi giorni dopo la presentazione di una nuova richiesta di Aia, dove Tirreno Power garantiva che se gli impianti fossero stati riavviati le emissioni sarebbero state ridotte. «E meno male che siamo al ministero dell'Ambiente», dice uno dei due parlando apertamente e con disgusto della «porcata». Una porcata che per i due «non potrà mai essere pulita», al punto da far sentire «le mani lorde di sangue» a chi l'aveva redatta.

Il sottosegretario De Vincenti secondo gli inquirenti avrebbe anche pensato di chiedere al Csm un'ispezione per bloccare il titolare delle indagini, il procuratore di Savona Francantonio Granero. «Risulta chiaro che a mio carico non c'è assolutamente nulla, ha commentato l'ex viceministro precisando di aver sempre «operato nel rispetto delle leggi e ricercato le soluzioni possibili per salvaguardare l'occupazione, non mi sembra sia una colpa».

Sono migliaia le telefonate

intercettate dai magistrati della Procura di Savona che nelle scorse settimane hanno notificato 86 avvisi di garanzia. Anche all'ex presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, Pd, e a tutti gli assessori della sua giunta.

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