Nel salone d'onore all'ultimo piano del parlamento europeo, tutto vetrate ad arco su Bruxelles, Roberta Metsola saluta il gruppo di italiani accompagnato da Antonio Tajani: amministratori locali di Lazio, Umbria e Marche, imprenditori, ospiti della comunità di recupero dalle tossicodipendenze «In dialogo». La presidente dell'Europarlamento dice di essere «l'ereditora» di Tajani, di cui ha preso il posto e spiega: «È bello che l'Italia possa contare su figure come la sua, da cui io imparo sempre. Lui è vicino alla gente ed è importante per capire i cambiamenti della società». Parla poi della guerra in Ucraina, che «stiamo pagando tutti, perché abbiamo lasciato che per troppo tempo Putin facesse quel che voleva». Quella sull'energia è una delle conseguenze più gravi e per la Metsola bisogna «diversificare le risorse e l'Unione deve ricominciare daccapo, con decisioni importanti la prossima settimana».
Nel palazzo dell'Europarlamento c'è anche il presidente del Ppe, Manfred Weber e lui, guardando alle elezioni italiane, sottolinea: «Ogni voto per Fi è un voto per l'Europa. Sono grato che nel simbolo azzurro ci sia quello del Ppe e credo che non esista nessun rischio per la democrazia italiana se il centrodestra andrà al governo. Agitare lo spettro dell'autoritarismo è dare un messaggio sbagliato all'estero. È sbagliato aggredire la Meloni, Fi è una garanzia di moderazione ed europeismo».
Nella stessa giornata Tajani inaugura la nuova sede di Fi a Bruxelles, in piena campagna elettorale tra gli italiani all'estero, con il candidato alla Camera degli azzurri Antonio Cenini e quello per il Senato Luigi Billè. Ci sono molti immigrati italiani, tanti vengono dal Sud, soprattutto da Sicilia e Campania. «Una mano d'aiuto qui non ce l'ha data nessuno, per tanto tempo. Ora speriamo in Forza Italia». Filippo Nona è bruno, combattivo, un po' nostalgico. Partito da Palermo 15 anni fa per raggiungere a Bruxelles la fidanzata, ora sua moglie, assicura che s'impegna per Fi perché «ha portato più cambiamenti degli altri per gli italiani all'estero». Lui ha cominciato con ogni tipo di lavoretti e ora è capo cantiere per lavori stradali di una ditta francese. Cenini è preoccupato per l'affluenza: «In media vota solo un 30% e temiamo un calo stavolta, per il clima d'estate. Noi puntiamo sul programma: nuovo ministero per gli italiani nel mondo, parità fiscale con i cittadini in patria, assistenza sanitaria quando si torna in Italia, tanto altro...». Dirigente a Palazzo Chigi è da 18 anni all'europarlamento, in commisione Industria e si misurerà per il seggio anche con il candidato uscente della Lega.
«Cenini conosce bene i nostri problemi», dice Giacomo Di Giugno, commercialista, nato a Bruxelles da padre emigrato dalla provincia di Enna, che lavorava nelle miniere. Allora dormivano in 6-7 in una baracca e sui cartelli scrivevano: Vietato entrare ai cani e agli italiani. Molto tempo è passato ma c'è ancora tanto da fare».
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