Il governatore leghista Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia, è reduce da una maratona di ben nove incontri (in un giorno) con i sindacati per la crisi della Wartsila a Trieste, 450 posti di lavoro a rischio. E sta già toccando con mano gli effetti del caos prodotto dal M5s a Roma. «Non c'è dubbio che la crisi di governo stia pesando anche su queste situazioni, è un problema avere un governo non nella pienezza dei suoi poteri, diventa tutto più complicato. Viviamo in una situazione di incertezza che non fa bene al Paese».
Peggio ancora, quindi, se il governo Draghi dovesse cadere?
«L'instabilità non porta mai cose positive, è quello che la Lega ha contestato più volte a Conte. Scatenare una crisi per un pretesto, l'inceneritore a Roma, quando si è visto chiaramente che i motivi erano altri».
Salvini ha detto che domani la Lega farà quello che serve per «il bene dell'Italia e degli italiani». Quale è il bene: elezioni o Draghi?
«Dobbiamo essere molto pragmatici, e quindi prima di tutto bisogna capire la volontà del premier. Perché la cosa strana è che stiamo facendo tutti delle ipotesi senza però sapere cosa pensa il protagonista, Mario Draghi. Verso il quale nutro una grande stima, penso che abbia lavorato molto bene, anche sul piano internazionale per tutelare nostri interessi nazionali grazie alla sua autorevolezza. La nostra volontà invece è molto chiara: una maggioranza dove c'è il M5s è insostenibile, proprio per l'atteggiamento irresponsabile che hanno avuto. E credo che non sia solo la convinzione del centrodestra, ma anche quella dei cittadini».
Quindi se il M5s rientrasse in qualche modo nella maggioranza sareste voi a dire di no?
«Lo faremmo a tutela di Draghi e dell'azione di governo, che sarebbe sempre minata dall'inaffidabilità dei Cinque Stelle, un partito che non ha votato la fiducia ad un governo in cui ha i suoi stessi ministri».
Ma sareste disponibili a fare una maggioranza con gli ex grillini, il gruppo di Di Maio e quelli in uscita dal M5s?
«Posto che a Draghi vada bene. Ripeto, dobbiamo prima conoscere cosa ha in mente il presidente del Consiglio, e fare poi le nostre riflessioni».
Alcuni, anche nella Lega, dicono che i progetti del Pnrr non sarebbero a rischio con la fine del governo Draghi.
«In un Paese normale ci sarebbe una continuità a prescindere dai governi in carica, purtroppo non è così scontato. Quando una legislatura va a scadenza naturale è un conto, se invece si interrompe bruscamente dei problemi nella messa a terra dei progetti del Pnrr ci sarebbero sicuramente».
Da sinistra dicono che anche Salvini, avvicinandosi le elezioni, potrebbe mettere in difficoltà il governo Draghi.
«La Lega ha contestato lo ius scholae e la legge sulla cannabis, ma non si tratta dell'azione del governo bensì di una iniziativa provocatoria di una componente della maggioranza. In un governo di unità nazionale bisogna togliere dal piatto gli elementi divisivi, noi lo abbiamo fatto, sacrificando i nostri interessi di partito. Faccio un'appello quindi alla responsabilità».
Il nord produttivo, il vostro elettorato, cosa chiede, andare al voto o preservare Draghi?
«I cittadini e le imprese chiedono risposte. É chiaro che una figura come Draghi dà quella affidabilità che in momenti difficili è auspicabile, ma deve essere abbinata ad una azione di governo che risolva i problemi concreti: il caro benzina, il lavoro, le tensioni internazionali. E non si possono risolvere in una maggioranza con i 5s che hanno dimostrato assoluta inaffidabilità».
Lei cosa si augura che succeda domani?
«Che tutte le forze politiche sentano la responsabilità verso il Paese e non facciano solo delle speculazioni elettorali molto facili ma che non fanno il bene degli italiani».
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