Il professore rosica e prova a segare le gambe a Mario Draghi e Sergio Mattarella nella corsa al Colle.
Romano Prodi «gufa» contro il premier «quando si vota con il voto segreto, le sorprese sono sempre tante», boccia il Mattarella bis «un presidente della Repubblica è eletto per sette anni».
Il Professore, al netto delle smentite, non rinuncia al sogno (infranto dai 101 franchi tiratori nel 2013) di conquistare il Quirinale. E tenta di eliminare i competitor più temuti: Sergio Mattarella e Mario Draghi.
L'ex leader dell'Ulivo si autopromuove, gioca l'ultima carta per la scalata al Colle. Ora o mai più. Parte la corsa disperata. È pronto addirittura al patto con il diavolo (Massimo D'Alema): «Ha ragione D'Alema, per me è stato un errore cumulativo nel tempo quello di mettere Cina e Russia assieme. Putin mi disse una volta non venderò mai un metro cubo di gas alla Cina, adesso ha i metanodotti», spiega a Il caffè della domenica su Radio 24. Prodi elogia D'Alema? Miracoli quirinalizi.
Dispensa parole al miele per tutti: Pd, M5S, Forza Italia. Tranne per chi potrebbe sbarragli la strada verso la presidenza della Repubblica. Il pericolo numero uno è Mario Draghi: «Dovrà decidere se il suo contributo per il Paese è migliore da presidente del Consiglio o avere per sette anni l'autorità del presidente della Repubblica, non è una alternativa semplice, è una bella alternativa, non può che decidere Draghi. Poi, quando si vota con il voto segreto, le sorprese sono sempre tante, io ne sono il massimo esperto». Il professore spera nello sgambetto parlamentare. Ma difficilmente Draghi sarà un candidato da eleggere dal quarto scrutinio in poi. Rischi del genere non ce ne sono. Prodi si rassegni. Il secondo ostacolo è il Mattarella bis: l'ipotesi che sta prendendo corpo proprio tra le file del Pd, il partito che dovrebbe puntare sull'ex leader dell'Ulivo. Ecco che allora arriva lo stop: «Un presidente della Repubblica viene eletto per sette anni, poi se lui pensa di andar via dopo un anno oppure accetta con questo pensiero recondito non è certo anticostituzionale, ma il voto elegge il presidente della Repubblica per sette anni. Poi può durare anche un giorno se uno si dimette il giorno dopo, questo non ha nulla a che fare con la necessità del rispetto della Costituzione, che dice sette anni e amen». Risposta stizzita con cui scarica tutta la rabbia verso la sua parte politica. Che a corto di candidati vincenti sarebbe orientata a spingere sulla rielezione di Mattarella.
Prodi punta i piedi: vuole essere il candidato (anche di bandiera) dei giallorossi. Ma non perde occasione per bastonare le forze politiche sulla riforma elettorale: «Un sistema elettorale proporzionale con lo sbarramento al 5 per cento e la sfiducia costruttiva? Con questo Parlamento no di sicuro». Il campo del centrosinistra è affollatissimo. Tanti gli aspiranti.
Ma le possibilità di spuntarla sono poche. La prima opzione, già sfumata, era quella di Paolo Gentiloni. Poi c'è Walter Veltroni, silenzioso negli ultimi tempi. Ma Prodi fa i capricci. Rosica e gufa. Pianta la grana. Dopo tutti flop gli spetta di diritto.
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