Abusava sessualmente dei suoi alunni, minacciava bocciature, li spingeva ad approcci sessuali fra loro. Due mesi di indagini dei carabinieri di Castellammare di Stabia, audizioni protette, «congelati» centinaia di messaggi audio e video fra la prof e le vittime, tutte minori di 14 anni.
Ieri l'arresto di Veronica Sposito, 37 anni, di Sorrento ma residente a Meta, Napoli, docente di sostegno alla scuola media Catello Salvati di Castellammare. Le accuse? Maltrattamenti, violenza sessuale, induzione al compimento di atti sessuali, corruzione di minori. Sei le vittime, a cominciare da un alunno affetto da un deficit metabolico, il Madd. Con lui la Sposito si apparta in un'aula di informatica, la «saletta», con la scusa di far ripetizioni, per poi allargare il giro di ragazzini aggiungendone altri fino ad arrivare a un gruppo di sei studenti. Con loro, scrive il gip Luisa Crasta nell'ordinanza di custodia cautelare, «trattiene discorsi sessualmente espliciti raccontando le proprie esperienze e trattandoli come fossero al suo pari». Dalle carte dell'indagine emergono vere e proprie lezioni di sesso tenute dalla Sposito. In un caso la donna abusa di uno di loro «praticandogli un rapporto orale». Millanta l'unione con un appartenente alle forze dell'ordine, la donna, tanto da rendere più credibile la minaccia di far arrestare i loro genitori se avessero raccontato quanto accadeva in classe.
Terrorizzati, i ragazzini restano zitti per mesi. Quando la preside priva la docente, per motivi tecnici, dell'aula di informatica, la donna crea un gruppo whatsapp e Instagram, «la saletta», in cui scambiare foto e video hard con i sei. Che non parlano, terrorizzati delle conseguenze minacciate dalla prof, fino a quando la donna commette un passo falso. Trova uno dei sei in bagno a fumare una sigaretta elettronica e lo sospende. È troppo per i sei ragazzini, che raccontano tutto ai genitori.
Quello che le famiglie trovano sui telefoni cellulari dei figli fa rabbrividire. Non ci sono dubbi, l'insegnante va fermata, cacciata dalla scuola. Quando un gruppo di genitori si presenta al Salvati per parlare con il dirigente scolastico scoppia il finimondo. È il 14 novembre scorso. La donna è in corridoio con il padre, una mamma l'affronta. Lei la prende a male parole e il padre, afferrandola per i capelli, la scaraventa a terra. Volano calci e pugni, intervengono i carabinieri mentre la prof e il genitore finiscono in ospedale. Nella chat «L'urlo di una madre» i genitori raccontano di abusi e violenze. Una donna spiega: «Non è stata aggredita da 30 persone. Solo io e un altro genitore quando mi ha risposto male. Poi il padre mi ha fatta cadere. Importante era far uscire la verità».
«Sono serena - scrive a novembre la Sposito in un post - dall'analisi del mio telefono non verrà fuori nulla». Partono le indagini della Procura di Torre Annunziata, i carabinieri sequestrano pc e cellulari e ascoltano, alla presenza di psicoterapeuti, le sei vittime. «La Sposito - si legge sull'ordinanza di arresto - è un insegnante che, approfittando del proprio ruolo e della soggezione di studenti di 12-13 anni, ha selezionato giovani di suo gradimento creando una situazione mista di malsana complicità, timore e disagio, reiterando condotte vessatorie e abusanti, compromettendo la crescita di soggetti a lei affidati ().
La Sposito è schiava dei propri impulsi sessuali per soddisfare i quali è disposta a tutto, dal soggiogare le vittime ad essere scoperta. Questo evidenzia un'assoluta spregiudicatezza e una preoccupante indifferenza sia agli obblighi disciplinari che ai precetti penali». Rinchiusa nel carcere di Benevento.
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