
La Germania torna a essere insanguinata dal fallimento sistemico nella gestione dell'immigrazione. Dopo Mannheim, Solingen, Magdeburgo e Aschaffenburg, un immigrato ha di nuovo seminato paura e sofferenza.
Il teatro dell'orrore è andato in scena col suo tragico copione ieri a Monaco di Baviera, a dieci giorni alle elezioni anticipate che si terranno in Germania il 23 febbraio. Un 24enne afghano nato a Kabul, Fahrad Noori, ha travolto con una Mini Cooper un corteo del sindacato Ver.di nel centro della città. Il bilancio provvisorio è di almeno 28 feriti, diversi gravi tra cui un bambino di due anni in pericolo di vita. «Presumibilmente, si tratta di un attentato», ha dichiarato il primo ministro della Baviera Markus Söder, presidente della Csu.
Di nuovo, una storia di immigrazione degenerata nella violenza a causa di carenze amministrative e di una diffusa cultura dell'accoglienza che pare rifiutarsi di valutare i rischi intrinseci ai flussi migratori. Dopo un passaggio in Italia, Noori è arrivato in Germania nel 2016 come minore non accompagnato. Il giovane ha chiesto asilo, vedendo la domanda respinta nel 2017. Dal 2020, l'afghano avrebbe dovuto essere espulso, ma la deportazione è stata sospesa con il rilascio di un permesso di soggiorno in tolleranza. In questo limbo, Noor è divenuto noto alla polizia per reati di droga e furto, non come jihadista. Ora, secondo la polizia, montano gli indizi di un movente estremista. In particolare, il profugo avrebbe pubblicato sul web contenuti islamisti.
Mentre indaga l'Ufficio centrale per la lotta contro l'estremismo e il terrorismo della Procura generale di Monaco, la politica reagisce con forza alla tragedia a dieci giorni al voto, con l'immigrazione prima preoccupazione dei tedeschi. Candidato della Spd a un secondo mandato, il cancelliere Olaf Scholz tuona che Noori «non può sperare in alcuna indulgenza, deve essere punito ed espulso». Gli immigrati che commettono reati, aggiunge l'esponente dei socialdemocratici, «non saranno soltanto puniti severamente e dovranno andare in carcere», ma verranno espulsi «anche in Paesi dove le deportazioni sono difficili». La ministra dell'Interno Nancy Faeser della Spd rivendica «il massiccio inasprimento» della normativa sulle espulsioni dei migranti violenti attuato dal governo Scholz. Per Faeser, la Germania è «l'unico Stato in Europa ad aver ripreso a deportare in Afghanistan» da quando i talebani sono tornati al potere nel 2021 e «continuerà su questa strada». Tuttavia, è soltanto nel 2023 che 28 criminali afghani sono stati rimpatriati, ciascuno con mille euro stanziati dal governo tedesco. Un'altra deportazione a Kabul è prevista entro il 22 febbraio, un giorno prima delle elezioni in Germania: una mossa che molti criticano come meramente propagandistica.
Nel frattempo, Alice Weidel, candidata cancelliera del partito di estrema destra Afd, denuncia con la tragedia di Monaco il «fallimento dello Stato causato da Cdu-Csu» e invoca una «svolta nell'immigrazione ora». Principale sfidante di Scholz nella corsa alla Cancelleria, il presidente della Cdu Friedrich Merz rassicura che, con i popolari al governo, la sicurezza sarà «al primo posto» grazie all'applicazione di «legge e ordine». Ora, «qualcosa deve cambiare in Germania», avverte Merz.
Nell'attesa che eterna pare, prosegue il programma del ministero degli Esteri, guidato da Annalena Baerbock dei Verdi, per l'accoglienza in Germania degli afghani minacciati dai talebani. L'intelligence ha avvertito dei rischi per la sicurezza, ma è rimasta una voce inascoltata nel deserto popolato da chi si ostina a credere al mito del «benvenuti rifugiati».
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