Le proposte americane per la tregua: linee del fronte congelate e Kiev neutrale

Kellogg potrebbe portare il piano a Monaco, poi sarà in Ucraina. Niente Nato per l'Ucraina: dubbi di Zelensky

Le proposte americane per la tregua: linee del fronte congelate e Kiev neutrale
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La guerra che doveva finire in «24 ore» rimane un rebus di difficile soluzione per Donald Trump. «Misureremo il nostro successo non solo in base alle battaglie che vinceremo, ma anche in base alle guerre che concluderemo. E, forse la cosa più importante, alle guerre in cui non saremo mai coinvolti», aveva detto il presidente nel suo discorso inaugurale del 20 gennaio. Da allora, Trump ha più volte ribadito la volontà di «mettere fine alla carneficina» in Ucraina, senza però, tra le centinaia di azioni esecutive e annunci delle ultime settimane, svelare ancora i contorni di un possibile piano di pace. Questo, al di là della leva delle sanzioni che Trump ha minacciato di usare contro Mosca, se Vladimir Putin non accetterà di negoziare la fine di «questa ridicola guerra».

Qualche indicazione dovrebbe venire dagli incontri che la delegazione statunitense, col vicepresidente JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e l'inviato per la Russia e Ucraina Keith Kellogg, avrà la prossima settimana a Monaco durante l'annuale conferenza per la Sicurezza (14-16 febbraio). Secondo il britannico Telegraph, sarà quella l'occasione, a tre anni dall'inizio del conflitto, per presentare le probabili proposte dell'amministrazione. Tra queste, il congelamento del conflitto lungo le linee del fronte, compresi i territori occupati dalle forze russe; garanzie di sicurezza a Kiev, per scongiurare il rischio di un nuovo attacco di Mosca. Nessun accenno all'eventuale adesione dell'Ucraina alla Nato. Ma durante la campagna presidenziale era stato Vance a indicare lo status di «neutralità» che dovrebbe assumere Kiev per rassicurare Mosca. L'ingresso nell'Alleanza verrebbe quindi rinviato sine die. A questa prospettiva, decisamente concreta, e in contrasto con le rassicurazioni della precedente amministrazione Usa, Volodymyr Zelesnky ha replicato giorni fa con un'intervista al giornalista britannico Piers Morgan, nella quale ha proposto il riarmo nucleare dell'Ucraina.

Kellogg, dopo avere annunciato sui social media che a Monaco incontrerà «gli alleati dell'America pronti a lavorare con noi» al piano di pace, in una successiva intervista a Newsmax ha ridimensionato la portata di questi incontri. «Andremo a Monaco ma non presenteremo un piano di pace. La persona che lo presenterà è il presidente degli Stati Uniti. Parleremo con gli europei, riporteremo al presidente quanto detto e da lì vedremo», ha detto l'inviato di Trump, che secondo i media ucraini sarà in missione a Kiev il 20 febbraio. Al quadro si aggiunge un'altra intervista nella quale Zelensky ha suggerito il dispiegamento delle truppe Usa nell'ambito di un'eventuale forza di peacekeepinkg. «Non si può fare senza gli Stati Uniti», ha detto il presidente ucraino. Ma questa sarebbe una chiara violazione della dottrina dell'«America first» di Trump, già intaccata dall'annuncio di martedì del piano per Gaza, col quale il presidente non aveva escluso l'impiego di militari americani sul terreno. Non a caso, la Casa Bianca il giorno seguente si affrettava a chiarire: «Nessun impegno per l'invio di nostri soldati nella Striscia».

Nel frattempo, secondo l'agenzia russa Ria Novosti, i preparativi per l'incontro tra Putin e Trump sarebbero ormai in «fase avanzata»: il vertice potrebbe avere luogo a febbraio o marzo.

Un segnale di apertura da parte di Mosca, che attraverso il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ha anche annunciato la possibile revoca del blocco imposto in Russia alla piattaforma X di Elon Musk, deciso nel marzo 2022 prima dell'acquisizione del social network da parte del miliardario consigliere di Trump. Un altro segnale.

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