Quasi 2 miliardi di stelle. Il censimento di Gaia fotografa la Via Lattea

Il satellite dell'Esa lanciato nel 2013 ha fatto il conto preciso fino all'ultimo astro presente

Quasi 2 miliardi di stelle. Il censimento di Gaia fotografa la Via Lattea

Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al... prossimo resoconto di Gaia. Il satellite dell'Esa (Agenzia Spaziale Europea) lanciato nel 2013 ha scandagliato il cielo per raccontarci la qualità e quantità di stelle che ci circondano. Il censimento, in pratica, della Via Lattea, posto ideale nel quale il nostro piccolo e anonimo sistema solare prospera da circa cinque miliardi di anni.

Ma il sole è solo una delle tantissime stelle che squarciano le tenebre del cosmo. Gaia durante quest'ultima incredibile missione, ha infatti rivelato che, in un raggio di 330 anni luce, ci sono almeno 330mila stelle, piccole, grandi, medie, in fasi diverse di sviluppo. Appartenenti a differenti classi spettrali, sulla base della temperatura in superficie.

Le stelle azzurre e blu arrivano a temperature superficiali di 30mila gradi; quelle rosse, le giganti rosse, stelle ben più vecchiotte ormai prossime alla pensione, raggiungono anche i 3.500 gradi.

Il nuovo censimento delle stelle della Via Lattea realizzato da Gaia, giunge due anni dopo l'ultimo tentativo di classificare gli astri del circondario. E mai, prima d'ora, si era giunti a un risultato così preciso, un numerone: 1.811.709.771. Sì, quasi due miliardi di stelle, verosimilmente gran parte delle centrali di fusione nucleare che tappezzano la nostra galassia, con impennate termiche che raggiungono i milioni di gradi (necessari a fondere l'idrogeno, producendo calore ed energia). E ancora: 100mila anni luce di spessore; 13,6 miliardi di anni; un gigantesco buco nero nel suo cuore, Sagittarius A. Stelle diverse, fra cui sistemi binari e ternari. Stelle che ruotano intorno a un baricentro comune, immaginiamoci una Terra caratterizzata da due soli.

E oltre, i vicini di casa. Si tratta di due galassie satellite, definite la Grande e la Piccola nube di Magellano, teoricamente visibili a occhio nudo. Sono legate da un filo di stelle. E pare che la galassia più piccola strappi materia alla prima. Le tre galassie dimorano nel Gruppo Locale, contesto galattico comprendente una settantina di galassie, di cui la nostra fa la parte da leone.

I quasar, invece, rappresentano il mistero, il fascino di un universo del quale crediamo di sapere molto, senza sapere granché.

Gaia è arrivato anche a questo. Ne ha «fotografati» 1,6 milioni. Quasar sta per quasi-stellar radio source, vale a dire radiosorgente quasi stellare. Dunque, il satellite si è idealmente spinto ai confini dell'universo per rivelare la natura di queste galassie lontanissime, situate a miliardi di anni luce da noi, caratterizzate da nuclei brillanti che emettono intense onde radio; dove la materia corre a 10mila chilometri al secondo. Anche questo un traguardo importante che ci aiuta a capire dove ci troviamo e in che modo il mondo evolverà sulla base di fenomenologie galattiche in costante mutamento; che si succedono da miliardi di anni, a partire dal fantomatico limite no time-no space da cui ha avuto origine il Big Bang.

Gaia proseguirà il suo lavoro fino al 2025. In più rispetto a oggi, potremo avere indicazioni sull'esistenza di corpi solidi, asteroidi del sistema solare. Non solo.

Entro il 2022 sarà possibile approfondire l'ipotesi di sistemi planetari, potenzialmente simili al nostro; con lune e, chissà, magari superfici rocciose adatte a ospitare bacini ricchi di acqua, presupposto per la vita. Pronti dunque a rimpinzare gli oltre 1,5 petabyte di dati cosmici raccolti fino a oggi, vale a dire 1,5 milioni di gigabyte.

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