Non c'è pace con gli sbarchi. In soli 4 giorni di questo 2023 si è raggiunto il record di 2.338 arrivi sulle nostre coste. Tra migranti intercettati in mare sulle loro imbarcazioni di fortuna dalle nostre forze dell'ordine e traghettati su terraferma e migranti approdati dalle navi Ong, l'Italia non sta avendo tregua e le strutture di accoglienza sono allo stremo. Lampedusa è un via-vai di migranti che sbarcano e altri che partono, secondo il piano redatto dalla prefettura di Agrigento, per raggiungere prima Porto Empedocle e poi la destinazione definitiva in uno dei centri d'accoglienza italiani. Anche ieri ci sono stati due trasferimenti, per un totale di 190 migranti, ma non si arriva mai a svuotare l'hotspot di contrada Imbriacola che, predisposto per ospitare 350 persone, ne accoglie ora quasi 1.400, con le conseguenze immaginabili nella gestione dei servizi, testimoniate la scorsa estate da immagini poco edificanti che furono rese pubbliche. Dalla mezzanotte di ieri all'alba sono stati 119 i migranti giunti nell'isola. Viaggiavano su tre barchini (in uno c'erano 39 persone, tra cui due minorenni e 12 donne, in un altro 36, tra cui un minorenne e 5 donne, e nel terzo 33, tra cui 4 minorenni e 14 donne) che sono stati intercettati in mare dalla Guardia di finanza e dalla Capitaneria di porto e, dopo il trasbordo, i natanti sono stati lasciati alla deriva. Provengono da Costa d'Avorio, Sierra Leone, Senegal, Congo, Camerun, Guinea, Liberia e Mali. Alle 14.30 di ieri una motovedetta delle Fiamme gialle ha intercettato un altro barchino con 35 migranti, fra cui 10 donne e 2 minori, anch'essi condotti nell'hotspot di Lampedusa. Tutti i barchini soccorsi due giorni fa e ieri sono salpati da Sfax, in Tunisia, uno solo sarebbe partito da Zawiya, in Libia. Questi migranti si aggiungono ai 463 arrivati martedì a Lampedusa su 12 barchini. Ieri si è registrato anche il primo sbarco da nave Ong dopo l'entrata in vigore del decreto legge che detta le regole alle Ong per i soccorsi in mare e il successivo sbarco. È la Geo Barents di Medici senza frontiere ad essere attraccata a Taranto, dove ieri mattina sono sbarcati gli 85 migranti presi a bordo in due momenti: 41 erano stati raggiunti in mare su richiesta delle autorità italiane in acque internazionali al largo della Libia e ripescati dopo che il barchino si era ribaltato probabilmente sbilanciato dai passeggeri spostatisi da un lato alla vista dei soccorritori, mentre 44 erano stati trasbordati dal mercantile che aveva effettuato l'intervento. Tra i migranti ci sono 9 minori non accompagnati e 4 persone che sono state condotte in ospedale, ma le loro condizioni non sono gravi. «Durante questi tre giorni di navigazione - ha detto Fulvia Conte, responsabile dei soccorsi a bordo della Geo Barents - ci hanno raccontato che più volte persone sono cadute in mare e sono stati usati i vestiti per tappare i buchi dai quali entrava l'acqua nel barchino. A bordo molti minori non accompagnati, persone che vengono dalla Siria, dalla Palestina, persone che raccontano di essere state mesi in Libia, di aver subito violenze e torture. Un ragazzo ci ha raccontato di aver visto con i propri occhi persone uccise davanti a lui perché non avevano abbastanza soldi per pagare il viaggio». Da quanto si apprende, dai primi accertamenti la nave si sarebbe attenuta alle norme di condotta sui soccorsi delle navi Ong contenute nel decreto immigrazione. La Geo Barents avrebbe operato in coordinamento con le autorità italiane e non si configurerebbero quindi violazioni né sanzioni. Sono però ancora in corso accertamenti, perché, in contravvenzione con quanto prevede il decreto immigrazione, sulla nave «non è stata firmata alcuna richiesta di asilo politico ha precisato il capo missione Juan Matias Gil - perché sulla barca non si compila alcuna richiesta.
I profughi sono stati informati su quali sono i loro diritti» e «loro dopo decidono se presentare una richiesta alla Questura». In base a come il Viminale interpreterà la mossa della Ong potrebbero scattare le prime sanzioni previste dal decreto.
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