Una valanga di dati in occasione della giornata di avvio della decima conferenza nazionale Ifel, la fondazione per la finanza e l'economia locale dell'Associazione nazionale comuni italiani. Stime preliminari che parlano di quota 11 miliardi di investimenti a fine 2021, in aumento del 33% rispetto al 2017 e del 23% a quello dell'anno scorso (almeno nel periodo gennaio-settembre). Certamente buone notizie per la partita del Recovery Fund, ma le cifre presentate ieri dalla Ragioneria generale sui conti delle città maggiori non fanno solo brillare oro: in sostanza 9 dei 14 capoluoghi delle città metropolitane hanno i conti in rosso. E per alcune amministrate dalla sinistra la situazione è seria.
Le città di sinistra in rosso
A impressionare maggiormente è Napoli che, si legge su Il Sole 24 Ore, con i suoi 2,47 miliardi di deficit raggiunge uno squilibrio addirittura pari al totale delle altre città messe peggio. Il quadro parla di numeri piuttosto siginificativi, come gli 888,4 milioni di disavanzo a Torino, i 602 di Palermo, i 507 di Roma o i 339 di Reggio Calabria (il che si traduce in 1.938 euro ad abitante, livello superato solo dai 2.599 di Napoli). In sostanza, il quotidiano economico riporta che le sei città più in difficoltà cumulano un buco da 5 miliardi di euro.
Il dato politico è evidente: limitandosi a una semplice osservazione, appare che si tratta di città governate di recente dalla sinistra e storicamente rosse. A Napoli è da poco stato eletto Gaetano Manfredi, preceduto da Luigi de Magistris. A Torino ha trionfato il dem Stefano Lo Rosso, ma prima si erano alternati la grillina Chiara Appendino e Piero Fassina del Pd. A Palermo Leoluca Orlando ha vinto le tornate elettorali del 2012 e del 2017. A Roma negli ultimi anni hanno amministrato la pentastellata Virginia Raggi e il dem Ignazio Marino. A Reggio Calabria nel 2014 ha avuto la meglio Giuseppe Falcomatà che però, in seguito a una condanna per abuso d'ufficio, per il momento è sostituito dal vicesindaco facente funzioni Paolo Brunetti di Italia Viva.
Il piano del governo
Cifre allarmanti che ovviamente sono piombate sul tavolo di Palazzo Chigi e del ministero dell'Economia e delle Finanze. Il governo starebbe già lavorando a una norma, con un emendamento ad hoc alla manovra 2022, che riguarderebbe tutti i grandi Comuni in pre-dissesto. L'intento potrebbe essere quello di elargire soldi ai Comuni in difficoltà, spalmandoli su 10 anni. C'è chi lo chiama "salva-Napoli", visto che da tempo il sindaco Gaetano Manfredi chiede una mano per evitare il dissesto e sembra andare incontro proprio ai desideri del primo cittadino partenopeo.
L'esecutivo quindi si starebbe preparando a promuovere un nuovo sostegno finanziario, esteso anche agli altri grandi enti in pre-dissesto: Il Sole 24 Ore parla di 150 milioni di euro, che andrebbero a Napoli (85 milioni), Reggio Calabria (10), Palermo (24) e Torino (30) per tagliare il disavanzo. L'aiuto però rischia di non essere indolore, considerato che in cambio potrebbero essere chieste misure su entrate, riscossione e tagli su spesa e partecipate.
Una serie di misure stringenti che, secondo l'Adnkronos, potrebbero tradursi ad esempio in un aumento delle addizionali e in diritti d'imbarco per porti e aeroporti. Senza dimenticare altre garanzie che in queste ore il Mef sta vagliando.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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