Quando il padre di sua figlia è riuscito ad andare oltre la loro relazione ormai finita e a stringerne un'altra, a quanto sembra felice, Martina Patti potrebbe aver pensato che la condizione di madre single le impediva la sua realizzazione sentimentale. Le madri che uccidono i figli per vendicarsi del marito, descritte come il personaggio di Medea, non tollerano di essere tradite e abbandonate dal loro oggetto d'amore e molto spesso dopo il figlicidio tentano o concretizzano un suicidio. L'aggressività si sposta dall'oggetto effettivo di risentimento, il marito, verso il figlio, meno forte e indifeso, che rappresenta concretamente il frutto di quell'unione. In questo caso si può ipotizzare un'immaturità patologica. Eccessivamente concentrata su di sé, la giovane donna ha vissuto la bambina, dipendente da lei come ogni piccolo dalla madre, come un tiranno che le portava via tempo ed energie che avrebbe potuto utilizzare per la sua soddisfazione. Esiste la madre narcisista che non ha mai tempo per il figlio e la sua freddezza è un trauma per il bambino, quella depressa che uccide il figlio perché il mondo è «cattivo» e non può lasciarlo vivere in luogo minaccioso e inospitale, quella capace di intendere e volere che piena di frustrazioni per quello che ritiene la vita non gli abbia dato maltratta il piccolo con violenze psicologiche e fisiche che possono spingersi fino all'infanticidio. La madre non è soltanto pietà e misericordia, colei che nutre e protegge i suoi figli con tutta la forza che ha. Se da un lato c'è quella amorosa, dall'altra può trovarsi quella negativa. Madri che sono solite maltrattare i figli e uccidono per risposta al pianto o al capriccio del bambino, perché non sanno elaborare e accogliere la sua angoscia di essere trascurato. Nella loro infanzia possono essere state trascurate, aver subito abusi fisici o psicologici e perpetuano lo stesso schema avendo sviluppato un disturbo di personalità caratterizzato da instabilità e impulsività. Emotivamente squilibrate e ambivalenti, oscillano tra amore e odio, idealizzazione e svalutazione di sé stesse e degli altri, che attaccano verbalmente e fisicamente diventando pericolose. La maternità diventa un sacrificio che risveglia un desiderio di rivalsa nei confronti di un'infanzia in cui sono state a loro volta trascurate.
Una rabbia che può trasformare in un genitore punitivo che castiga il figlio perché non obbedisce alla sua volontà. Se il figlio è un impedimento punirlo o ucciderlo diventa un tentativo di uscire dal proprio isolamento affettivo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.