Se tutto è concesso ai genitori

Due tribunali, a L'Aquila e a Roma, hanno riconosciuto il diritto di una coppia di donne lesbiche di definirsi legalmente genitori di un figlio che nella realtà è stato concepito da una sola delle due

Se tutto è concesso ai genitori

A pochi giorni di distanza due tribunali, a L'Aquila e a Roma, hanno riconosciuto il diritto di una coppia di donne lesbiche di definirsi legalmente genitori di un figlio che nella realtà è stato concepito da una sola delle due, con l'irrinunciabile gamete maschile di un donatore. A Roma il ricorso riguardava la possibilità di indicare sulla carta d'identità del bambino la madre biologica e la sua compagna con il termine neutro di genitori e non più madre e padre. All'Aquila invece è stato disposto che le donne potessero dare entrambe il proprio cognome al bambino. Nella sentenza aquilana l'omogenitorialità è descritta come portatrice di un legame inscindibile, che non ha nulla di diverso rispetto a un vero e proprio vincolo genitoriale dove sussistono ambedue i generi sessuali.

Nei casi in questione la figura paterna è ritenuta inutile, interscambiabile con quella materna come se non esistessero più caratteristiche peculiari del femminile e del maschile, come se il padre e la madre non avessero diverse funzioni, complementari. Se la morte del pater familias, più autoritario che autorevole, è stata salutata da tutti con soddisfazione, lo stesso non è avvenuto per il padre che educa stabilendo regole e limiti che mettano un argine al figlio in età adolescenziale, permettendo alla madre di donare quell'amore incondizionato che mal si attaglia al conflitto e a una serie di battaglie generazionali in cui sono spesso necessari molti no.

Negli atti dell'inchiesta sul minore che a Torino ha stuprato una studentessa all'interno di un campus, il giovane viene dipinto come incontenibile, senza una guida che gli impedisca di fare la vita di uno sbandato. Il padre in una dichiarazione ha affermato che il figlio ne combinava tante ma mai si sarebbe aspettato che potesse fare una cosa tanto grave. Sempre negli atti c'è scritto che il ragazzo è un violento incurante delle sofferenze altrui. Mancanza di limiti ed assenza totale di empatia non contraddistinguono solo i pochi giovani che si macchiano di reati con un effetto immediato sui coetanei. I dati sul bullismo sono inquietanti. La maggior parte dei giovani è stata vittima di bullismo o cyberbullismo. Quasi tutti si sentono soli.

Il disagio giovanile, del bullo e della vittima, che ormai interessa ogni strato della società dipende dalla fluidità del pensiero, sull'essere maschio o femmina, sui ruoli padre o della madre, sul bene e il male, perché tutto è concesso, ai figli ma soprattutto ai loro genitori.

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