Così alla fine, per cercare di rimettere il dentifricio dentro il tubetto, deve muoversi l'altissima diplomazia di Twitter. Eliseo, Quirinale, Farnesina, Quai d'Orsay, tutti insieme a postare per provare a ricucire lo strappo, abbassare i toni, mettere cerotti, cancellare le frizioni sull'immigrazione. Dunque, nessuno scontro tra Francia e Italia, scrive Emmanuel Macron, ma una «profonda amicizia», un sentimento «autentico e duraturo» che però adesso secondo Sergio Mattarella «va alimentato» per il bene di entrambi e della Ue. E da parte del governo tocca ad Antonio Tajani riaprire a Parigi: «I nostri rapporti non si sono deteriorati».
Les Amis si ritrovano, o almeno ci provano, in occasione dell'anniversario del Trattato del Quirinale, quando con Mario Draghi a Palazzo Chigi e con l'uscita di scena di Angela Merkel, sembrava davvero che un nuovo asse portante dell'Europa stesse nascendo. In dodici mesi è cambiato parecchio, non solo alla guida dell'Italia, e dopo gli ultimi sbarchi le relazioni sono precipitate. Da qui «la necessità condivisa» di fare qualche passo bilaterale significativo di riavvicinamento. Dall'energia alle regole dell'Unione, dall'economia all'Ucraina fino agli intrecci industriali: la guerra fredda non conviene a nessuno.
Emmanuel Macron è il primo a scrivere. «Esattamente un anno fa abbiamo suggellato l'unione tra i nostri due Paesi con un trattato. In questo giorno invio un messaggio di profonda amicizia al popolo italiano». Il capo dello Stato risponde con un altro tweet. «Francia e Italia hanno assunto un anno fa l'impegno solenne di operare ancor più strettamente insieme. Il Trattato del Quirinale rilancia un'intensa e autentica amicizia tra i nostri popoli, che va alimentata nell'interesse comune dei due Paesi e della Ue». Poi ecco il ministro degli Esteri. «L'Italia ricambia i messaggi di amicizia che arrivano da Parigi e che dimostrano come i rapporti non siano deteriorati. Rivolgiamo anche noi sentimenti di vicinanza al popolo francese». Altra cortesia: un contatto diretto Macron-Meloni con una telefonata di solidarietà per la tragedia di Ischia.
E adesso? Vedremo presto se la burrasca è davvero passata o se resteranno scorie. Due settimane fa le differenze di vedute sull'accoglienza avevano aperto una profonda crisi tra Roma e Parigi e portato i due governi a un metro dall'incidente diplomatico. Le critiche francesi alla gestione dello sbarco della Ocean Viking, le repliche della Meloni. Insomma, eravamo a un passo dal richiamo in patria degli ambasciatori, come nel 2019 dopo il blitz di Luigi Di Maio sui boulevard per solidarizzare con l'ala violenta dei gillet gialli, specializzati a fracassare vetrine. Erano servite diverse giornate di contatti e di lavoro sotto traccia e una telefonata concordata tra Mattarella e Macron per contenere i danni. «Nel corso del colloquio - si leggeva nella nota congiunta - i presidenti hanno affermato la grande importanza della relazione tra i due Paesi e condiviso la necessità di piena collaborazione in ogni settore, sia in ambito bilaterale, sia nell'Unione Europea». Una cosa sono i governi con le posizioni politiche del momento, un'altra i legami tra due Stati fratelli.
Per un po' ha funzionato.
Poco, perché già l'altro giorno a Bruxelles, durante il consiglio europeo dei ministri dell'Interno, la tensione si è rialzata. «All'Italia non sono state fatte richieste», ha detto Matteo Piantedosi. Ma Gerald Darmanin era di un'altra idea: «L'Italia deve accettare la legge del mare e aprire i suoi porti». Ora si spera nei presidenti.
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