
La furia del politicamente corretto non risparmia nemmeno Piazza della Signoria a Firenze dove da oggi campeggia una statua di quasi quattro metri di bronzo dorato di una black girl, una ragazza nera «nello spazio rinascimentale votato al potere maschile».
Si tratta di un'opera realizzata dallo scultore britannico Thomas J Price che l'ha presentata affermando «porto in Piazza della Signoria la prima donna libera e nera» chiamata Time Unfolding ed esposta fino al prossimo settembre in occasione del progetto «Thomas J Price in Florence» con le sue opere presenti anche al museo Novecento e nelle sale di Palazzo Vecchio.
L'idea di esporre la scultura di una donna nera in Piazza della Signoria nasce come contraltare alle altre statue presenti nella piazza tra cui il David di Donatello, il Perseo di Benvenuto Cellini e l'Ercole e Caco di Baccio Bandinelli, tutte opere che hanno la colpa di raffigurare uomini bianchi. Da qui la necessità di una statua in grado di «porre delle domande», come spiega lo scultore inglese in un'intervista a La Repubblica: «domande sulle gerarchie sociali, estetiche e politiche che guidano la nostra vita».
Secondo Price, «l'ideale di bellezza classica è un modello, ma anche una gabbia che esiste ancora, così interiorizziamo una scala di valori che non mette una donna nera al centro di una piazza». Considerazioni non solo intrise di ideologia woke ma anche storicamente errate. Anzitutto per la volontà di giudicare con gli occhi contemporanei gli ideali della classicità, un atteggiamento tipico della cancel culture, in secondo luogo per la relativizzazione del concetto di bellezza e soprattutto per l'infondatezza dell'intero ragionamento poiché nella classicità sono numerose le sculture dedicate a donne sia nell'arte greco-romana sia in quella cristiana. L'arte non dovrebbe basarsi su etichette e categorie, una scultura può rappresentare un uomo, una donna, un bianco, un nero, ciò che importa è il valore dell'opera, non il suo utilizzo per fare propaganda ideologica.
Peraltro non si tratta neanche di una provocazione originale poiché già nel 2023 lo stesso artista aveva realizzato una statua chiamata «Moments Contained» esposta fuori dalla Stazione Centrale di Rotterdam raffigurante una donna di colore, mentre nel 2020 a Londra aveva esposto una donna sempre di colore con un cellulare in mano. Così Firenze, un tempo culla dell'arte, si trova a scimmiottare mode altrui e tematiche come la critical race theory o la decolonizzazione con anni di ritardo peraltro in un momento in cui la cultura woke subisce un forte arretramento.
Come si legge sui canali social del Museo Novecento di Firenze, la statua di Price «sfida le narrazioni tradizionali del potere e della rappresentazione, creando un sorprendente contrasto con i capolavori storici che la circondano».
In realtà il risultato è l'opposto, ovvero evidenziare la bellezza dell'arte classica in contrapposizione alla banalità di chi concepisce l'arte come uno strumento ideologico solo per far discutere. D'altro canto che cosa aspettarsi da una scultura al centro di un progetto nato per «riflettere sull'inclusività, il cambiamento climatico e le nuove forme di sostenibilità».
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