Rai, Aventino del centrodestra per blindare la Agnes. E il Pd ritenta l'ostruzionismo sul nuovo giudice alla Consulta

Disertata la Vigilanza sui vertici della tv di Stato. L'impasse sul nome alla Corte

Rai, Aventino del centrodestra per blindare la Agnes. E il Pd ritenta l'ostruzionismo sul nuovo giudice alla Consulta
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Un giorno aventineggia il centrosinistra sulla Consulta, quello dopo aventineggia la maggioranza sulla Rai, il resto del tempo lo si passa a rinfacciarsi i rispettivi «Aventini». Che perlopiù hanno una sola funzione: coprire divisioni interne e disinnescare possibili intese col «nemico» da parte dei propri alleati. Non a caso il «tutti fuori» si verifica sempre in caso di scrutini segreti sui nomi.

Ieri i parlamentari di centrodestra hanno disertato la seduta della Commissione di vigilanza sulla Rai, che dovrebbe votare il nuovo presidente della tv pubblica, dopo la nomina del Cda. La candidata è Simona Agnes (nella foto), sponsorizzata da Forza Italia, ma al centrodestra mancano due voti per eleggerla (forse più, in caso di «traditori»), il centrosinistra non la vuole e non avrebbe votato (per evitare aiutini dal proprio interno). La maggioranza ha disinnescato la votazione facendo mancare il numero legale.

Il Pd, reduce da una manovra esattamente speculare del giorno prima sull'elezione del giudice costituzionale, ha stigmatizzato duramente l'accaduto: «Quando è la maggioranza a scegliere il cosiddetto Aventino, si chiama boicottaggio e ha un sapore eversivo», dice Antonio Nicita. Il capogruppo dem in Vigilanza, Stefano Graziano, ironizza: «Più Colle Oppio che Aventino, quello del centrodestra». Il teatrino potrebbe continuare anche nelle prossime sedute della Commissione, ma di certo Forza Italia non ha intenzione di mollare: «Continuano a dire che prima o poi la Agnes abbandonerà l'incarico per lasciare spazio ad un diverso candidato in grado di essere presidente di garanzia: non si illudano, Simona Agnes sarà nel consiglio della Rai fino all'ultimo giorno del mandato», avverte Maurizio Gasparri. Ai 5Stelle, che sulla Rai (e non solo) hanno sempre dato una mano al governo, sono arrivati ieri avvisi ancor più espliciti dalla maggioranza: «Se non si trova una soluzione, vi blocchiamo la Vigilanza e vi scordate il Tg3, Rainews e pure gli Stati generali sulla riforma della governance», evento che sta particolarmente a cuore alla presidente grillina della Vigilanza, Barbara Floridia, che sogna di esserne la gran cerimoniera. Anche la maggioranza però ha i suoi guai: la Lega, il cui membro Cda Antonio Marano è presidente ad interim come consigliere anziano fino alla nomina, punta ad allungare lo stallo. Con il silenzioso appoggio di Conte, che ripete: «Noi la Agnes non la voteremo mai».

Impasse sulla Rai, impasse anche sulla Consulta. Palazzo Chigi, dopo il fallito blitz di martedì che ha fatto saltare l'intesa tra Meloni e Conte su Marini, ha la tentazione di prendere l'opposizione per sfinimento, convocando votazioni a raffica nelle prossime settimane: «Stavolta a Elly Schlein è andata bene, ma non possono stare accampati sull'Aventino per mesi. Qualcuno si stufa prima», dicono. E in effetti qualcuno si sta stufando: Carlo Calenda lo ha già comunicato, prima agli alleati e poi in pubblico: «Non si va avanti così. Io al prossimo Aventino non partecipo: il confronto istituzionale serve, usiamolo per stanare il governo su temi seri nell'interesse del paese: io, se per esempio mi avessero assicurato il via libera al piano per l'energia nucleare, Marini glielo avrei pure votato». Scatta l'allarme nel Pd: se al prossimo giro qualcuno diserta, si va dritti al «liberi tutti». Così si fanno circolare i sospetti: «Altro che nucleare, Calenda punta alla presidenza della Commissione Demografia per Elena Bonetti». Matteo Renzi invita la maggioranza a sbloccare la situazione «offrendo una terna di nomi di qualità per votare insieme sulla Consulta». Ma il sottosegretario Fdi a Palazzo Chigi, Giovanbattista Fazzolari, accusa: l'Aventino «è una mancanza di rispetto verso il Colle», che sollecita il rispetto del plenum della Corte.

«L'opposizione vuole aspettare che scadano altri 3 giudici per spartire le nomine». Ma lancia anche una frecciatina agli alleati, e a quelle 12 assenze della Lega: «È dovere della maggioranza quantomeno di presentarsi».

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