"La Rai ha censurato anche il mio monologo". Ma la scrittrice tifava Pd in par condicio

Il premio Strega Di Pietrantonio doveva parlare di Abruzzo dopo aver dichiarato il voto. L'azienda: "Contro le regole"

La scrittrice  Donatella Di Pietrantonio, vincitrice della 78° edizione del Premio Strega con "L'età fragile" (Einaudi)
La scrittrice Donatella Di Pietrantonio, vincitrice della 78° edizione del Premio Strega con "L'età fragile" (Einaudi)
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Rischia di diventare un altro caso Scurati, con tutte le polemiche che ne sono scaturite. La censura, vera o presunta, arriverebbe dalla televisione di Stato nei confronti di una importante scrittrice:

Donatella Di Pietrantonio, vincitrice dell'ultimo Premio Strega. A farlo sapere è la stessa intellettuale in un'intervista rilasciata a Luca Telese, volto de La7, da pochi giorni direttore del quotidiano abruzzese «Il Centro» che in questo modo riesce in poche ore a mandare il giornale locale alla ribalta nazionale.

L'autrice dell'«Arminuta» e dell'«Età fragile» dichiara nell'intervista di essere rimasta amareggiata perché era stata chiamata per un monologo dedicato alla regione Abruzzo per il programma «Che sarà», condotto da Serena Bortone, ora passata a Radio 2 proprio in conseguenza del polverone accaduto attorno al caso Scurati. «Il monologo doveva andare in onda il sabato prima del voto per le regionali in Abruzzo (che si sono tenute il 10 marzo) - continua -. In una lunga intervista a la Repubblica, fra le altre cose avevo detto che avrei votato per il candidato del campo largo, Luciano D'Amico». Ecco allora che «la Rai chiama la casa editrice, neanche me, e dicono: Siccome la Di Pietrantonio si è schierata, per la par condicio la dobbiamo sospendere». Ma la cosa che fa amareggiare la scrittrice è che il monologo non è mai andato in onda. «E io ancora non ho capito perché spiega visto che sono passati sette mesi». La scrittrice precisa che non parlava di argomenti politici nel monologo ma faceva solo una analisi culturale e geografica dell'Abruzzo.

In risposta, la Rai precisa che la decisione di non mandare in onda il monologo è stata presa in maniera autonoma dalla conduttrice perché violava le regole aziendali della par condicio (anche se la legge non dice proprio questo, ndr). Inoltre la Rai ricorda che la scrittrice è stata nuovamente tra gli ospiti di «Che sarà» il 24 marzo quando ha letto un monologo sulle Fosse Ardeatine. Poi il programma si è chiuso a giugno e non è stato più nel palinsesto Rai.

Sulla questione interviene immediatamente il Pd, che non perde occasione per accusare la Rai di telemelonismo. Il senatore Michele Fina annuncia un'interrogazione parlamentare e sulla stessa linea è Sandro Ruotolo, responsabile informazione. «Un episodio afferma Fina - che, nella sostanza e nei modi, sarebbe indicativo di come sia ridotto il servizio pubblico in versione Tele Meloni. Questo episodio conferma, qualora qualcuno ne avesse ancora bisogno, la necessità inderogabile di una riforma profonda della Rai».

Finirà che magari ora

il monologo verrà passato di social in social. Come è successo per l'intervento di Scurati sul fascismo per il 25 Aprile, che ha avuto una eco molto maggiore che se fosse stato da lui declamato nel programma della Bortone.

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