Il dado è tratto. La nuova Rai esiste, ma solo sulla carta. Anzi, solo nelle carte del disegno di legge a cui ha dato il via libera il consiglio dei ministri. Nella realtà, invece, bisognerà aspettare non poco tempo per vedere il renziano restyling di viale Mazzini. Per non parlare degli intoppi e dei nodi da sciogliere che saranno numerosi e dolorosi.
E, come alcune voci avevano anticipato, non ci sono stati colpi di scena. Tre articoli su cui si fonderà l'assetto della nuova governance della tv fortemente voluto dal premier Matteo Renzi: un amministratore delegato con poteri rafforzati e un Cda formato da sette membri, quattro votati dalle Camere, due dal ministero del Tesoro (azionista di maggioranza della Rai) e uno dai lavoratori (molto probabilmente verrà scelto un giornalista).
Il premier ha deciso di mettere da parte l'altra ipotesi su cui aveva lavorato il sottosegretario Antonello Giacomelli: quella del "sistema duale", con un consiglio di sorveglianza e uno di gestione, che, secondo Palazzo Chigi, non ha dato buona prova di sè quando è stata applicato in Italia.
Una rinuncia che nasce sotto una cattiva stella, anche un po' influenzata dal malumore del premier. Impegnato (e distratto) su molti fronti, ma voglioso di chiudere la partita della tv pubblica. Ieri, però, undici parlamentari della minoranza Pd hanno deciso di prendere il toro per le corna pesentando in Senato, prima del Cdm di oggi, un disegno di legge sulla Rai. Una mossa che ha infastidito Renzi e che apre un nuovo fronte di scontro con i renziani, dopo quello sulla legge elettorale, proprio a Palazzo Madama dove i numeri rendono l'iter parlamentare particolarmente incerto.
La corsa ad ostacoli è appena cominciata. E chissà quanto finirà.
Intanto però Renzi si dice fiducioso. "Mi piacerebbe che non ci fosse uno spirito da tifoserie o di ultrà perché quando parliamo della Rai parliamo di un patrimonio del nostro paese che i governi pro tempore posseggono ma che in realtà appartiene ai cittadini. Nessuno di noi vuole mettere le mani sulla Rai. Se la maggioranza politica vuole mettere le mani sulla Rai, basta che sia ferma, visto che per quanto reso possibile dalla Gasparri la maggioranza oggi ha la possibilità di indicare cda e management", ha detto il premier in conferenza stampa a Palazzo Chigi.
"La Rai che immaginiamo non è la Rai in cui il governo ha il desiderio di mettere mano per impadronirsene. Io appartengo a una cultura che vorrebbe abolire il canone lasciando alla fiscalità generale il compito di finanziare il servizio pubblico", ha aggiunto Renzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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